
Un tempo aveva licenza di uccidere. Adesso, a quanto pare, solo quella di interpretare film irrilevanti senza per questo perdere quell'aura di fascino “alla Bond” che lo ha consacrato. Pierce Brosnan torna al cinema da protagonista in una commedia sentimentale di nessuna originalità e di poco appeal. Accanto a lui, del tutto sprecate, Salma Hayek e Jessica Alba. Richard (Pierce Brosnan) è un professore di letteratura inglese sessantenne, sessantenne, che tuttavia non disdegna flirt con le proprie studentesse. Almeno fino a quando incontra Olivia (Salma Hayek), donna affascinante con cui il colpo di fulmine assicurato. Ancora però non sa che Olivia è la sorella maggiore della sua ultima giovane fiamma, Kate (Jessica Alba). E che Kate è incinta. Il triangolo amoroso che compone Il fidanzato di mia sorella, ultima “fatica” di Tom Vaughan, è nient'altro che la riscrittura ennesima della storia più vecchia del mondo, la stessa alla base di ogni film romantico che si rispetti. Lui vuole Lei, Lei vuole Lui ma in mezzo c'è L'altra. Una vicenda esile che si poggia quasi unicamente sul fascino british del protagonista, in una narrazione decisamente maschiocentrica e un po' antiquata. Due bellissime donne orbitano intorno a un macho imbranato (struggente citazione del miglior Hugh Grant) ma mai troppo vecchio per sedurre due sorelle, come dall'alba dei tempi. La componente anagrafica, gli argomenti legati al tempo che passa, alla genitorialità, alla responsabilità familiare – temi già di per sé non troppo originali per il romance - diventano pretesti su cui costruire una trama obsoleta e persino ridicola. Alle banalità sessiste si aggiungono gli stereotipi geografici: la politeness irresistibile del personaggio di Brosnan, la verve latina della Hayek e la carrellata di atletici californiani (fra cui Ben McKenzie, star di The O.C). La cornice non aiuta la verosimiglianza di una trama affossata definitivamente dalla vicenda della cittadinanza di Richard, ambientata fra la grigia Londra e la luminosa West Coast. Un polpettone di temi, storie, personaggi e scenari: ogni cosa in questa storiella, che porta la firma in sceneggiatura di Matthew Newman, è raccontata superficialmente e manca di empatia. Una pecca non indifferente per un film sentimentale che, neanche citando classici come Harry ti presento Sally e Il matrimonio del mio migliore amico, riesce a evocare idee migliori e tempi migliori per la commedia.