Piove, il cielo è minaccioso, si scorgono lampi e fulmini al di là della montagna. Tre orride streghe rivelano a Macbeth (Jon Finch) il glorioso e caduco futuro che gli riserva il trono di Scozia. Spalleggiato dalla sua sposa Lady Macbeth (Francesca Annis), arrampicatrice sociale dal sangue freddo, riuscirà - col sangue - a strappare la corona a re Duncan. Ma i fantasmi della notte e il senso di colpa non tarderanno a tormentare l'ignobile sovrano: esitante e pavido, sanguinario assassino, alla fine di tutto Macbeth subirà impotente il suo acre destino. Roman Polanski rende omaggio alla penna di William Shakespeare attualizzando una delle più note tragedie di tutti i tempi. Avvalendosi di una narrazione filmica più macabra di quanto ci si aspetterebbe, il regista rende protagonista inoppugnabile il potere e tutte le conseguenze che ne derivano: l'insonnia, la paura, le allucinazioni, la follia. The tragedy of Macbeth è il film che interrompe il silenzio del regista a seguito della drammatica carneficina umana che coinvolse, assieme ad altri, Sharon Tate, sua moglie, allora incinta di otto mesi. Forse proprio quella terribile perdita portò il regista al concepimento di immagini tanto truci: il covo delle streghe, un misto di orgia e setta diabolica; Lady Macbeth, prigioniera della sua stessa coscienza ormai macchiata di sangue; il ventre lacerato dal quale viene alla luce Macduff, interpretato da Terence Byler. Quello del Macbeth è un intreccio macchinoso in tutte le sue sfaccettature: difficile da comprendere, non facile da interpretare. In questo consiste, infatti, grande recita di Jon Finch e Francesca Annis. Gli attori non recitano semplicemente le loro battute - i versi dell'opera - ma le rinvigoriscono, riuscendo - con una spontaneità unica - ad alleggerire le infinite perifrasi shakespeariane del loro carico semantico e metaforico. Ecco allora che il Premio Oscar Roman Polanski, dopo Orson Welles e Akira Kurosawa, realizza un film incomparabile, che fa della brutalità la sua spina dorsale. Crudeltà , pazzia e sangue come figli del malato desiderio di supremazia.