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Marguerite

07/09/2015 11:00

Valentina Pettinato

Recensione Film,

Marguerite

Il ritorno alla regia di Xavier Giannoli con una storia di purezza e originalità

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Marguerite Dumont (Catherine Frot) è una ricca borghese degli anni Venti che ha un sogno, diventare una famosa cantante lirica. E ce la fa non per merito ma perché attorno ha se può contare sulla presenza di uno stuolo di cortigiani spudorati, menzogneri e profittatori che assecondano le sue velleità e sono pronti ad applaudire con pathos ogni sua performance. Così la protagonista distrugge a suon di acuti Mozart, Puccini e le arie più famose, mentre tutti continuano a nasconderle la verità.


Presentata in concorso in questa edizione 2015 del 72esimo Festival di Venezia, la pellicola segna il ritorno alla regia di Xavier Giannoli ed è stata molto apprezzata dalla critica. Perché non rimane ancorata alla storia - per quanto originale sia - ma la supera, realizzando sullo schermo uno dei più intensi e dolorosi ritratti di una donna disperata che cerca amore e attenzioni. Attraverso una messa in scena classica da commedia in costume, suggestiva e affascinante per i continui rimandi alla musica classica e a una certa dimensione spettacolare, il film è incentrato sulla protagonista, ma dal racconto personale della sua fanciullesca purezza si diramano delle piste narrative interessanti. Giannoli realizza una pellicola con tanti personaggi comprimari: un carrozzone festoso di finzione e realtà, effetti speciali, ceroni e lacrime finte. La donna barbuta, il poeta maledetto, l’avanguardista, il maggiordomo (in)fedele, restituendoci in dimensione filmica un mondo, un tempo, la lusinga, l’ascesa e il declino.


Quello che ne viene fuori è un doppio ritratto di una donna: originale, perché unico personaggio autentico in un mondo borghese corrotto; commovente perché, dopotutto, Marguerite è una donna alla ricerca d’amore. Che non ha da suo marito, che l’asseconda - vergognandosene - solo per i suoi soldi. E non ha dai suoi cortigiani, che le mentono per lo stesso motivo. Avrà una breve parentesi di riscatto solo dall’amicizia sincera degli artisti squattrinati, ma in realtà Marguerite forse mente anche a se stessa. Perché più delle luci della ribalta quello che desidera davvero è l’amore di suo marito. L’impianto filmico è equilibrato, segue una struttura a capitoli che riprende un po’ il mondo dell’arte che fa da sottofondo alla pellicola. La colonna sonora operistica, con richiami ai protagonisti delle arie più note, mantiene un buon livello di coinvolgimento e intensità, fino alla fine. Ispirato alla storia vera dell’ereditiera Florence Foster Jenkins, il film, ironico e intimo allo stesso tempo, è un lavoro non banale per rappresentare l’arte, l’amore, la solitudine femminile.


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