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Survivor

08/09/2015 10:00

Maurizio Encari

Recensione Film,

Survivor

Le vie dell'action thriller hanno smesso da molto tempo di essere infinite...

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Le vie dell'action thriller hanno smesso da molto tempo di essere infinite. Sono infatti rari i prodotti davvero di livello in un filone che, dopo centinaia e centinaia di titoli, fatica a trovare una certa originalità narrativa. Non fa eccezione l'ultimo film del regista wachoskiano James McTeigue (V per Vendetta, Ninja Assassin) che guarda a un grande classico come I tre giorni del condor di Sydney Pollack. In quest'occasione, come ormai è spesso consono al cinema di genere, la protagonista è femminile e ha il fascino della bella Milla Jovovich, in pausa momentaneamente dalla saga di Resident Evil; per vestire i panni del villain invece la scelta è ricaduta su Pierce Brosnan che negli ultimi anni ha cercato di ritagliarsi ruoli sempre diversi a segnare il distacco con la sua iconica interpretazione di James Bond.


Kate Abbott, impiegata del Dipartimento di Stato statunitense dalle ottime referenze e con un trauma nel passato collegato all'attentato delle Torri Gemelle, viene assegnata all'ambasciata americana di Londra per sventare possibili attacchi terroristici. La ragazza è però ignara che tra i suoi collaboratori vi sia un traditore che collabora, sotto ricatto, proprio con un gruppo di terroristi. Quando gli altri suoi colleghi perdono la vita nell'esplosione di un ristorante, Kate viene ritenuta a torto la maggiore sospettata e l'unico a credere alla sua innocenza è il superiore Sam Parker. La donna ora è in fuga sia dai servizi segreti inglesi che da un implacabile serial killer al saldo dell'organizzazione che intanto sta preparando nuovi e devastanti attentati.


McTeigue aveva illuso buona parte della critica e del pubblico con la convincente trasposizione della graphic novel di Alan Moore che, seppur non eccellendo, era riuscita comunque a imporsi come cult moderno. Il prosieguo della carriera ha però restituito il regista all'attuale medietà stilistica che caratterizza anche Survivor. Un film girato sì discretamente, con una buona attenzione al dosaggio del mix action - thriller, ma che si rivela alla fine dei conti una produzione come tante altre, incapace di emergere nella massa. Buona parte di questa, comunque piacevole, impressione d'anonimato è sicuramente da imputare alla sceneggiatura di Philip Shelby, rimasta in naftalina per quasi un decennio: alcuni passaggi forzati e parzialmente illogici e certi risvolti prevedibili (epilogo incluso) fanno correre il treno narrativo su binari fin troppo collaudati. I momenti tensivi non mancano, su tutti il forsennato inseguimento in metropolitana. Ma il sapore di già visto non avvince il palato cinefilo esperto. Complice una Jovovich non del tutto a suo agio in un personaggio caratterizzato poco e male; a convincere di più, ma senza grandi guizzi, è lo spietato killer di un sornione Brosnan che gigioneggia divertito.


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