
Era il 2012 quando Steven Soderbergh porta al cinema Magic Mike, una pellicola che ricalca in maniera fantasiosa gli esordi nel mondo dello spettacolo dell'ormai sempre più lanciato Channing Tatum, trasportandolo nei panni di uno spogliarellista di Tampa con ambizioni da uomo comune. A tre anni di distanza, con un cast rimaneggiato – non ci sono più né Alex Pettyfer né Matthew McConaughey – e un cambio al timone di regia, che vede l'avanzata di Gregory Jacobs, arriva ora nelle sale Magic Mike XXL, un sequel che punta, senza alcun imbarazzo, a bissare lo strepitoso successo del primo capitolo. Mike (Channing Tatum) è ormai lontano dal mondo dello streaptease: da tre anni cerca di condurre una vita normale, la stessa che sognava quando era ancora uno dei famosissimi Re di Tampa. La vita però non va come previsto e, mentre la sua azienda fatica a decollare, viene richiamato dai vecchi compagni d'avventure per un ultimo show nel sud degli Stati Uniti, dove si svolgerà una convention di spogliarellisti. L'occasione si trasforma ben presto in un viaggio su quattro ruote in cui Mike ritroverà i vecchi amici, tutti pronti per un'ultima e travolgente esibizione. Se il primo Magic Mike aveva il merito di nascondere, sotto i muscoli dei suoi protagonisti, uno sguardo velato e risentito verso la società attuale votata al mero voyeurismo di valori superficiali, questo secondo capitolo ha il pregio di scrollarsi di dosso qualsiasi velleità pseudo-intellettuale e di tuffarsi, a pieni polmoni, nell'intrattenimento puro. Dedicato – ancor di più rispetto al film precedente – a un pubblico quasi interamente femminile, Magic Mike XXL è un road movie che taglia in due il volto degli Stati Uniti e offre al pubblico situazioni al limite del grottesco ma divertenti. Tra la seduzione sulle note di "I want it that way" dei Backstreet Boys fino all'avventura nella casa coloniale di un'aristocratica con il volto di Andie MacDowell , le peripezie di Mike diventano una sorta di circo ambulante: un viale del tramonto illuminato dall'entusiasmo di essere di nuovo insieme agli amici, a fare qualcosa che si ama, tenendo per mano i propri sogni più “borghesi”, senza però mai rinunciare all'egocentrismo, all'esagerazione, al sopra le righe che da sempre caratterizza i Re di Tampa. Di certo il film di Gregory Jacobs è lontano anni luce dal poter essere considerato un capolavoro, ma per due ore vi farà ridere, tra goliardie tipicamente (e a tratti pateticamente) maschili e schiamazzi femminili di donne ebbre di addominali, sorrisi brillanti e acrobazie.