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Black Mass - L'ultimo gangster

28/09/2015 11:00

Riccardo Tanco

Recensione Film,

Black Mass - L'ultimo gangster

La storia di Whitey Bulger, uno dei più efferati criminali della storia statunitense

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Negli anni '70, James “Whitey” Bulger (Johnny Depp) è un violento criminale di Boston, a capo della temibile Winter Hill Gang. Per espandere il suo potere ed eliminare le altre famiglie mafiose, diventa informatore dell'FBI attraverso l'amicizia con l'agente corrotto John Connolly (Joel Edgerton).


Tratto dal libro Black Mass: The True Story of an Unholy Alliance Between the FBI and the Irish Mob, scritto nel 2001 da Dick Lehr e Gerard O'Neill, Black Mass - L'ultimo gangster è stato presentato Fuori Concorso alla 72° Mostra del Cinema di Venezia. La celebre figura di Whitey Bulger, passato alla storia come uno dei più efferati criminali della storia statunitense, viene raccontata per la prima volta al cinema nell'opera terza del regista Scott Cooper, già autore dei film Crazy Heart e Il fuoco della vendetta.


Cooper realizza una sorta di biopic travestito da gangster movie e accenni da thriller, narrando l'epopea di Bulger, dagli inizi della sua attività criminale fino al completo dominio sulla mafia irlandese complice il suo lavoro per l'FBI. La messa in scena d'epoca tenta di riportare l'atmosfera del periodo, un clima di violenza e instabilità dove Bulger e soci proliferavano nell'illegalità. Ma Cooper, che già nei suoi precedenti si era dimostrato non tanto nuova voce del Nuovo Cinema Americano quanto più modesto mestierante, rende Black Mass - L'ultimo gangster un'opera fortemente derivativa e priva di una propria identità, dove una messa in scena scialba e patinata dà l'impressione di assistere alla copia di tanti altri film.


Il riferimento è ovviamente quello del cinema americano degli anni '70 e dei più celebri film di mafia. Cooper guarda come referente maggiore al cinema di Martin Scorsese, passando da Quei bravi ragazzi fino a The Departed - Il bene e il male. Ma Black Mass - L'ultimo gangster è debole anche nell'omaggiare e appare solo come un'opera fuori tempo massimo di un cinema che non c'è più. Ha forse ambizioni troppo alte rispetto al risultato. Perché la sensazione di maggiore impatto è quella di assistere a una pellicola vecchia nelle idee e nella concezione del genere, capace anche di indebolire gli archetipi e i meccanismi più noti. A questo racconto di ascesa e caduta criminale manca la forza e l'epica narrativa del grande romanzo cinematografico, a favore di una ben più evidente svogliatezza d'insieme. Ed è inutile dire che non basta un mimetico Johnny Depp, adeguatamente truccato e imbruttito, a salvare un film che si affossa da solo.


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