
Se è vero che tutta la filmografia di Yasujiro Ozu è solcata da una leggerezza drammatica di rara dolcezza, rimangono al contempo rare le incursioni del maestro giapponese nella commedia pura. Buon giorno - libero riadattamento di un suo stesso film muto del 1932, Sono nato, ma... - è sicuramente il miglior emblema per poter osservare il lato più ludico e ilare dell'autore che, pur non trascendendo da molte delle tematiche a lui care, si pone questa volta con uno sguardo più acutamente ingenuo. E non poteva essere altrimenti visto che i due personaggi principali, intorno a cui si muovono numerose figure secondarie, sono una coppia di piccoli fratelli alle prese con un particolare sciopero del silenzio. Nella periferia di Tokyo le famiglie di un vicinato trascorrono placidamente la loro quotidianità , nonostante alcune incomprensioni e maldicenze. Minoru e Isamu, i due piccoli figli della famiglia Hayashi, vanno ogni giorno insieme ai loro compagni a vedere gli incontri di wrestling nella casa di una coppia di giovani hipster, gli unici in zona a possedere un televisore. Quando i loro genitori li sgridano per aver messo in secondo piano lo studio, i piccoli decidono di attuare uno sciopero del silenzio affinché gli venga comprato un televisore, facendo così iniziare una serie di equivoci e pettegolezzi. Il gioco delle "puzzette", atipica sfida tra gli scolari, apre e chiude la visione. Già questo basterebbe a comprendere sin da subito l'insolita aura di divertimento che Ozu ha voluto instillare in questo piccolo gioiello di tenerezza e simpatia. Buon giorno è una commedia del quieto vivere che sfrutta al meglio l'ambientazione nel Giappone del boom economico, con la recente mania per la televisione (che gli adulti ritengono "una scatola per idioti") e i nuovi elettrodomestici, segnando un netto distacco col recente passato. Significativa, in questo caso, anche la presenza del professore d'inglese che, oltre a far parte di una sottotrama platonicamente romantica, sembra offuscare la chiusura nipponica verso il mondo esterno. In un vicinato nel quale tutto sembra rose e fiori non mancano figure arcigne e pettegole, pronte a mettere zizzania alla prima occasione. Ma fortunatamente è la positività della vita ad emergere ancora una volta nella sua luminosa semplicità , tra possibili nuovi amori e speranze riaccese, catturate con quello sguardo registico placido e solo apparentemente immobile che è sempre stato marchio di fabbrica del maestro.