Mentre si trova sul suolo di Marte la missione Ares 3 viene colpita da una tempesta. Il comandante Lewis (Jessica Chastain) ordina così alla squadra di abbandonare la spedizione e tornare immediatamente sulla Terra. Sul Pianeta Rosso, però, viene dimenticato Mark Watney (Matt Damon), creduto morto. Per l'uomo inizia così una dura lotta per la sopravvivenza e per tornare a casa. Se The Martian ha un difetto è quello di essere venuto dopo Interstellar. In un'avventura spaziale con Matt Damon e Jessica Chastain, persino un maestro della fantascienza come Ridley Scott - che con Alien e Blade Runner ha insegnato al cinema gran parte di ciò che ancora circola nelle sale - deve tener conto del confronto con la pellicola più glorificata della scorsa stagione cinematografica: la più recente fra le “odissee” spaziali, in cui Christopher Nolan ha confermato di essere più a suo agio fra le stelle e i sogni che nella realtà. Con The Martian Scott torna a dirigere una pellicola classicamente sci-fi, che ignora il tempo trascorso e le furberie di un genere disposto a tutto pur di fare apparire nuove storie che, a ben vedere, raccontano sempre la stessa impresa ulissiaca: tornare a casa dopo un lungo viaggio ai confini di ciò che è noto e di quello che non lo è. The Martian risponde ad alcune delle domande più popolari degli ultimi anni cinematografici: come sarebbe stato Gravity senza una protagonista femminile? E Interstellar, se non l'avesse diretto un visionario? Sarebbero stati molto simili a questa pellicola di Ridley Scott: una buona storia e bravi interpreti, gettati fra gli sbadigli del pubblico. Se la fantascienza non passa mai di moda - dice qualcuno - è perchè fa viaggiare l'uomo nel tempo, negli spazi. Nelle possibilità che ci piace credere di avere. Altrove. Prima o poi. Nell'affrontare la sceneggiatura di Drew Goddard (tratta dal romanzo di Andy Weir), una delle narrazioni meno fantasiose mai realizzate sul genere, Scott si mostra indifferente alle novità del cinema negli ultimi anni (come già fatto per Exodus, del resto) e il suo inconfondibile stile anni '80, distopico e indimenticabile, diventa cosa passata. The Martian è il lavoro di maniera di un professionista, ancora eccellente nel dosare suspance, scenari fantastici e trovate scientifiche. Tutto qui. Matt Damon, di nuovo troppo bravo ragazzo (addio ai tentativi di Scorsese e Nolan di renderlo villan), si trasforma in un naufrago interspaziale e, più che un viaggiatore cosmico, ricorda il protagonista di un Cast Away galattico. E l'idea non sarebbe stata neanche troppo male - Marte non è mai stato così vicino, così simile alle dune australiane o alle lunghe autostrade della West Coast (anche se in realtà le riprese sono state effettuate nel deserto giordano) - se solo si fossero usati con più cautela i fuoristrada nel deserto o il “fai da te” alla Bear Grylls. Verosimiglianza e fantasia si inceppano e né l'una né l'altra risultano più particolarmente evidenti. Per non parlare del sottotesto - tutto statunitense e veramente poco Scott - del “Riportiamolo a casa!”, che trasforma un astronauta in un veterano e toglie tutta la restante poesia a quello che è un improbabile, ma simpatico, martian road trip.