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Reversal - La fuga è solo l'inizio

09/10/2015 10:00

Aurora Tamigio

Recensione Film,

Reversal - La fuga è solo l'inizio

Eve (Tina Ivlev) è la prima donna...

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Eve (Tina Ivlev) è la prima donna. La prima donna a liberarsi dal suo rapitore e a diventare, da vittima, vendicatrice di una serie di fanciulle da lui sequestrate e torturate per giorni. Tenute prigioniere in luoghi sconosciuti, Eve dovrà trovarle e salvarle, senza tempo da perdere e, soprattutto, senza abbassare mai la guardia.


A un primo sguardo ogni cosa in Reversal, secondo lungometraggio del messicano Jose Manuel Cravioto dopo El Más Buscado (2014), sembrerebbe ricordare il thriller fincheriano. L'estetica del film ma anche la trama è un omaggio apparente al maestro di Seven: una riproduzione estasiata di quella rappresentazione esplicita del male, una replica quasi accademica della fotografia scura e una simile predilezione per gli spazi angusti. Basta solo guardare un po' meglio per accorgersi che di David Fincher Reversal ha solo la suggestione. Il soggetto viene dal woman revenge di serie b, genere in cui una donna vessata o torturata si prende la sua rivincita sull'aguzzino, nel modo più cruento possibile. E quando un violentatore e rapitore seriale cade in mano alla sua vittima, assetata di vendetta ancora più che di libertà, il pubblico non può che aspettarsi sangue a fiumi. E in effetti nel film di Cravioto ne scorre a sufficienza, in sequenze troppo lunghe e sempre inchiodate in cantine sporche o stanzini bui. Chi avrà la meglio, nei combattimenti fra Eve e il suo rapitore, non è mai certo. Di David Fincher c'è solo l'illusione. Soprattutto perché Reversal, di fatto, non ha alcuna trama. Il sentore è quella di una doppia sceneggiatura che porta avanti contemporaneamente il passato della protagonista, con la storia del suo sequestro, e la sfida per trovare le altre vittime. In realtà, il passato di Eve è un pretesto, un espediente che dovrebbe giustificarne la ferocia ma anche il coraggio inverosimile. Provare a rendere più probabile che una donna che riesce a fuggire al suo sequestratore invece di scappare resti determinata a salvare le sue compagne di sventura. Di David Fincher c'è in realtà quasi nulla perchè Reversal, a ben vedere, è molto più simile a un videogioco che a un film. Di quelli in cui il protagonista è nei guai ma per qualche ragione se la cava sempre. Di quelli in cui a ogni casa da visitare, a ogni stanza corrisponde un'avventura. Un inizio in medias res presenta Eve come vittima indifesa, ma in meno di mezz'ora diventa un'eroina spietata e coraggiosa, in grado di usare armi e intelligenza.


Allora anche classificarlo come revenge appare eccessivo. Corse al buio e gemiti soffocati da horror, nemici ovunque, un po' di torture alla Hostel e un finale (più o meno) sorpresa. Cravioto dirige con originalità spunti provenienti da molte suggestioni cinematografiche ma realizza in fin dei conti un film elementare, esplicito (perchè non potrebbe essere diversamente) e - per fortuna, viene da dire - di nessuna empatia. Il ritmo è buono e il fiato resta sospeso, ma non c'è contesto e non c'è neanche una vera storia. Come in un videogioco survival horror, seguendo il protagonista di luogo in luogo, di personaggio in personaggio, lo spettatore finisce per aspettarsi ogni cosa. Tutto vale e tutto è lecito. Come in un videogioco la violenza esibita diventa necessaria e verosimile nella sua abbondanza. Come in un videogioco il finale non è scontato, ma non per questo meno banale.


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