Successo clamoroso ai botteghini in patria, con incassi che hanno raggiunto circa i sessanta milioni di euro (e non a caso il sequel è già stato distribuito in Germania all'inizio del settembre appena trascorso), è arrivata anche in Italia la commedia tedesca del 2013 Fuck you, Prof!. Mettere alle prese adulti dai metodi poco convenzionali con classi inferocite di bambini e/o di adolescenti non è certo una novità del cinema di genere, ma il regista Bora Dagtekin - alla sua seconda prova per il grande schermo dopo una lunga gavetta televisiva - ha deciso di spingersi oltre mettendo nei panni di un improvvisato insegnante addirittura un criminale appena uscito di prigione. Scampato quindi il rischio di trovarsi dinanzi a Un poliziotto alle elementari 2.0, il pubblico può usufruire di soluzioni più originali della media seppur incatenate ad alcuni vincoli tipici del filone. Zeki Müller (Elyas M'Barek) è un ladruncolo che, dopo aver pagato il suo debito con la legge, si appresta a rientrare in possesso di un pacco di soldi rubati, nascosti da un'amica nei pressi di un istituto scolastico. Il caso vuole però che la scuola si sia ampliata e il bottino si trovi nel punto esatto in cui si erge una palestra nuova di zecca. Müller decide così di fingersi un insegnante, tramite la falsificazione di alcuni documenti, in modo da poter scavare un tunnel durante le ore notturne per mettere le mani sull'agognato bottino. Giorno dopo giorno però il criminale dal cuore d'oro comincia ad affezionarsi alla sua classe e si avvicina sempre di più alla bella collega Lisi Schnabelstedt (Karoline Herfurth), che sembra ricambiare il suo sentimento. Ma la verità prima o poi è destinata a venire a galla. Meno banale del previsto, almeno per tre quarti di visione, Fuck you, Prof! dipinge un ritratto pseudo-realistico dell'odierna realtà scolastica, con alunni privi di rispetto verso i loro insegnanti e professori incapaci di essere al passo coi tempi. Fino all'arrivo del protagonista. Nulla che faccia pensare a un trattato di sociologia moderna applicato al cinema, ma va detto che la lucida arguzia non manca al registro narrativo; soprattutto nella caratterizzazione del personaggio di Muller, il quale non esita a usare metodi spicci con i suoi alunni, rispondendo per le rime ai loro tentativi di presa in giro. E se il ritmo di certo non manca, con un susseguirsi continuo di situazioni comiche e battute, le due ore di visione appaiono sin troppo ingiustificate, con una reiterazione di eventi che alla lunga finisce per stancare un po'. L'ultima parte inoltre si adagia sui classici stereotipi da commedia romantica, con rimorsi e rimpianti che conducono al prevedibile happy-ending. Love-story inclusa. La simpatia dei due antitetici innamorati, legati dal classico motto de "gli opposti si attraggono", è comunque garantita dal magnetismo di Elyas M'Barek e Karoline Herfurth, che paiono essersi divertiti parecchio durante le riprese, come testimoniato dalle numerose "papere" mostrate durante i titoli di coda.