Vanni (Sergio Rubini) e Linda (Isabella Ragonese) si amano, o così pare. Convivono, ma non sono sposati, ed entrambi condividono la passione per la scrittura. O meglio: lei è la ghostwriter di lui, che da "enfant prodige" si aggrappa ai suoi libri per tenere alta l'asticella dell'autostima. La coppia è felice e soddisfatta, almeno fino a quando una chiamata non ne sconvolge l'esistenza. Costanza (Maria Pia Calzone) è sposata con Alfredo (Fabrizio Bentivoglio), un chirurgo ricco, un po' sboccato e dedicato - con estremo successo - solo al lavoro. La loro vita sentimentale è un disastro: la scoperta di un tradimento e lo sfogo di Costanza, in casa di Vanni e Linda, porta a un'escalation irrefrenabile di recriminazioni e discussioni, che porteranno le due coppie a conoscersi meglio. O peggio. Dobbiamo parlare è visibilmente una commedia teatrale portata sul grande schermo. In una perfetta unità di spazio e di tempo, il film si svolge interamente nell'appartamento dei due protagonisti: mai una location diversa, mai un'esterna (eccezione fatta per i tetti di Roma) e mai uno stacco. Il pregio della regia di Rubini sta nel tenere alta l'attenzione dello spettatore pur costringendolo a un solo campo d'osservazione. La presenza di sole due tracce musicali nell'arco dell'opera - una al centro del film, l'altra a chiudere - conferma l'intenzione di trasferire i meccanismi del palco su pellicola. Le molte difficoltà di un'operazione del genere sono affrontate da Rubini con arguzia, a partire proprio dalla scelta di un cast solo apparentemente inadeguato in realtà sapientemente composto: Isabella Ragonese è delicata, rabbiosa e matura nell'interpretazione; Maria Pia Calzone caratterizza al meglio un personaggio cinico e odioso; Fabrizio Bentivoglio si salva grazie a un personaggio scritto ad hoc per spezzare il ritmo drammatico di molte scene. Rubini, oltre che saggio regista, si conferma buon interprete di un protagonista irritante, nascosto dietro un velo di ipocrisia buonista. Concetti sdoganati dal cinema italiano quali l'ironia su destra e sinistra, tradimenti e classi sociali, sesso e subconscio vengono qui fuori nel modo più sincero possibile grazie alle capacità del cast. Una direzione "attoriale", quella di Rubini, in grado di tratteggiare con grande umanità i suoi personaggi, seppure in una storia così banale. Quando una commedia italiana fa ridere di gusto, senza volgarità né isterismo, l'applauso viene spontaneo. Specie se la matrice è così dignitosamente teatrale. E Dobbiamo parlare, presentata alla decima Festa del Cinema e presto in sala, merità più di una semplice occchiata.