Geoff (Tom Courtenay) e Kate (Charlotte Rampling) stanno per festeggiare il loro 45° anniversario di matrimonio. Tom riceve però una lettera che lo informa del ritrovamento del corpo intatto della fidanzata di cinquant'anni prima, morta in un incidente. La notizia sconvolge la quotidianità della coppia. Presentato in concorso al 65° Festival di Berlino, 45 anni è il secondo film del regista inglese Andrew Haigh dopo Weekend del 2011. Dopo la riuscita dell'opera prima, 45 anni conferma il talento e la voce (purtroppo ancora poco conosciuta) di Andrew Haigh che, nonostante la filmografia esigua, può già fregiarsi di una traccia che imprime ai propri film. Come Weekend anche 45 anni è un racconto di coppia: ma se il predecessore puntava gli occhi su un amore omosessuale, qui Haigh si addentra nelle dinamiche di un uomo e una donna che stanno per festeggiare una lunga vita insieme. Ed è ancora un questione di tempo, come già esemplificano i titoli: dal fine settimana si passa a quasi mezzo secolo condiviso, aspetto questo della temporalità che pare indispensabile nei rapporti umani per il regista. Effettivamente 45 anni è un film sullo scorrere del tempo e della vita e soprattutto su cosa vuol dire passarla insieme a qualcun altro, con tutto il concentrato di ricordi che un percorso esistenziale condiviso può portare. Ed è proprio un ricordo ciò che danneggia maggiormente la solidità della coppia composta da Geoff e Kate (interpretati straordinariamente da Tom Courtenay e Charlotte Rampling, giustamente premiati a Berlino), un immagine dal passato che a distanza di anni si ripresenta nella vita della coppia. Così, attraverso l'espediente di un corpo immateriale che non c'è più ma è vivo nella memoria, 45 anni si dimostra cinema limpido ed essenziale nel trattare i sentimenti; pensato e girato con il massimo della grazia e della delicatezza emotiva e che ricaccia ogni tipo di lettura nostalgica e retorica. Haigh firma un film lucidissimo e di enorme vitalità sulla presenza del passato e sul bisogno di affrontarlo. Ma oltre al tempo che fluisce e alla resa dei conti con i ricordi, 45 anni è soprattutto un'opera di grande dolcezza sullo stare insieme e su cosa voglia dire dividere la propria vita con qualcun altro, assorbendone le gioie così come i dolori, i dubbi e le certezze. E alla fine Haigh, con sorprendente ma giusta malinconia, riconduce il tutto all'estrema semplicità di un gesto d'amore.