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Rams - Storia di due fratelli e otto pecore

06/11/2015 12:00

Samantha Ruboni

Recensione Film,

Rams - Storia di due fratelli e otto pecore

Gummi (Sigurður Sigurjonsson), allevatore di pecore dell'antica razza di Bardardalur, e suo fratello - nonché vicino di casa - Kiddi (Theodór Júlíussn) non si p

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Gummi (Sigurður Sigurjonsson), allevatore di pecore dell'antica razza di Bardardalur, e suo fratello - nonché vicino di casa - Kiddi (Theodór Júlíussn) non si parlano da 40 anni. A causa di un'epidemia di scrapie, altamente contagiosa, tutti gli allevatori della vallata dovranno abbattere i propri greggi. Gummi e Kiddi in questa circostanza scopriranno di avere un interesse e un obiettivo comuni, che li porta a riavvicinarsi: la sopravvivenza delle loro pecore.


Vincitore del premio Un Certain Regard al Festival di Cannes 2015 e scelto come rappresentante dell'Islanda agli 88th Academy Awards, Rams di è basato sulle sue esperienze di Grímur Hákonarson con la popolazione e la cultura rurali dell' Islanda. Quando era ragazzo, infatti, il regista veniva mandato dai suoi genitori - il padre lavorava per il Ministero dell'Agricoltura - a lavorare in campagna tutte le estati. Da sempre affascinato da questa cultura, Hákonarson ha deciso di realizzarne una storia. L'allevamento di ovini nelle campagne islandesi è il mezzo principale di sostentamento e componente fondamentale della cultura contadina, tanto che le pecore sono viste come qualcosa di sacro, rappresentanti l'orgoglio e la tradizione nazionale. Un rapporto molto stretto, più che per un semplice animale domestico. Quando allora si decide di dover abbattere un gregge a causa di un'epidemia è sempre un duro colpo, uno shock che il regista ha vissuto in prima persona e ha voluto riportare in questa pellicola, definendola "una storia di campagna".


Si comprende fin dalla prima sequenza lo stretto vincolo che lega Gummi alle proprie pecore, amate e coccolate come se fossero le figlie che non ha mai avuto, come sua unica compagnia. Il culmine dell'orgoglio della vallata è la gara di montoni: chi vincerà il primo premio sarà ricoperto di gloria per l'anno a venire. Gummi, non contento del secondo posto, vuole andare a controllare il montone vincitore, quello di suo fratello Kiddi. Lì scopre i sintomi della malattia e denuncia Kiddi a malincuore ai veterinari locali. Da qui inizia il vero e proprio strazio degli allevatori, costretti a dover abbattere i propri animali. I due fratelli affronteranno il problema in modo diverso: Kiddi con alcol e fucile, Gummi col cervello. Dopo vari episodi tragicomici, i due si riavvicineranno fino a decidere di salvare alcuni capi di pecore che Gummi nascondeva segretamente. Il tutto per non permettere che una razza antichissima come quella di Bardardalur si estingua. Il finale aperto lascia frastornati, ma forse, per i più ottimisti, anche speranzosi. Con questa storia prettamente legata alla cultura e alla tradizione islandese, con un paesaggio mozzafiato che ne fa da cornice, il regista vuole narrarci una vicenda di litigi e disperazione che potrebbe essere la storia di tutti. Un racconto universale, con personaggi archetipici che rappresentano le sfaccettature delle varie personalità. Il grado di suspense e un file rouge di umorismo, freddo come la neve, attraversa tutto il film. Con dialoghi minimi e un silenzio che fa da vera colonna sonora, il regista ci regala un'opera elegante e profonda che svela un'Islanda rurale di tradizione e conservazione. Una regia minuziosa, che ricerca il particolare in ogni singola sequenza, con un risultato estetico elegante e raffinato. Un gioco di contrasti che si sposa perfettamente con la tematica rurale e grezza del film.


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