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Knock Knock

06/11/2015 12:00

Beatrice Po

Recensione Film,

Knock Knock

Eli Roth gioca brutalmente con i sentimenti

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Cosa faresti se, in una serata di pioggia, due perfette estranee dall'aspetto innocuo bussassero alla tua porta chiedendo aiuto? Questa è la premessa che ci introduce all'ultimo film di Eli Roth: Knock knock. Due anni dopo aver terminato le riprese dell'horror a tinte cannibalesche The Green Inferno, Roth torna con un nuovo lavoro che mira più a far sorgere delle domande nello spettatore, piuttosto che spaventarlo e sconvolgerlo. Anche per Knock knock si ripete la collaborazione tra il regista e Nicolas Lopez (qui impegnato nel duplice ruolo di sceneggiatore e produttore): la coppia vira questa volta dallo splatter al più classico genere dell'home invasion, con forti connotazioni thriller. Il film è un rifacimento dell'horror movie, tratto da un storia vera, Death Game del 1977 di Peter Traynor, lui stesso presente nella crew di Knock knock nel ruolo di produttore esecutivo. Gli appassionati dei bagni di sangue ai quali Roth ci ha abituato fino a oggi rimarranno stupiti - e forse delusi- dalla diversità di questa nuova pellicola che va a parare sugli aspetti più psicologici del thriller. Roth ha infatti affermato in un'intervista di volere questa volta spostare l'attenzione dello spettatore sull'aspetto visivo, la fotografia, pur mantenendo per tutta la durata della pellicola un clima di follia latente o eclatante.


Evan Webber (Keanu Reeves), marito amorevole, conduce una vita tranquilla e felice con moglie e figli in una splendida villa. Rimasto da solo a casa per terminare un progetto di lavoro, mentre moglie e figli sono al mare, riceve la visita di due giovanissime ragazze (le bellissime Lorenza Izzo e Ana de Armas), che all'improvviso bussano alla sua porta bagnate di pioggia. Le due, Genesis e Bel, affermano di essersi perse mentre cercavano l'indirizzo di una festa ed Evan – impietosito- si offre di farle entrare per asciugarsi e chiamare loro un taxi. I tre si mettono comodi e, nell'attesa dell'auto che verrà a prendere le ragazze, cominciano a chiacchierare. Tutto procede normalmente, fino a quando le due amiche non cominciano a spingersi un po' troppo in là, tra confidenze sessuali scabrose e tentativi ripetuti di sedurre l'imbarazzato Evan. L'uomo sulle prime resiste, ma dopo aver visto le ragazze nude sotto la doccia cede alle loro lusinghe e si lascia andare insieme a loro ad una notte di sesso sfrenato. Quella che doveva essere solo una parentesi da dimenticare, diventerà per Evan un incubo dal quale le due misteriose ragazze non concedono di uscire. In una spirale di pazzia sempre crescente, il protagonista - al contempo lo spettatore - si rende piano piano conto di come le ipocrite apparenze siano state ormai scoperchiate e di come non si possa più tornare indietro dal suo passo falso. 


Se la prima parte del film riesce a creare una buona atmosfera di "imminente catastrofe" lo dobbiamo principalmente alle due brave attrici protagoniste, le quali riescono a danzare continuamente sul sottilissimo confine tra pazzia, morbosità e semplice leggerezza adolescenziale. Purtroppo però la loro buona performance non è controbilanciata da un personaggio maschile altrettanto carismatico: Keanu Reeves non riesce a donare spessore a Evan e la sue recitazione sembra spesso sforzata, esasperata, a tratti ridicola. Nella seconda parte del film, quando la follia delle due ragazze s’intensifica al massimo, non si riesce ad avvertire un coinvolgimento e nemmeno il finale, discretamente grottesco e divertente, salva una pellicola di base insipida e monotona. Nonostante tutto, la fotografia resta l'aspetto più interessante di Knock Knock: le inquadrature dei muri di casa deturpati dalle ragazze e delle foto dei bambini riempite di scritte oscene e scarabocchi mandano un messaggio molto più forte rispetto a quanto riescano a fare i personaggi durante il film. Come le stesse Genesis e Bel ripetono nel film: nessun uomo ha mai detto loro di no e nessuno è perdonabile. Da se stesso come dagli altri.


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