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La banda dei Babbi Natale

01/12/2015 12:00

Andrea Desideri

Recensione Film,

La banda dei Babbi Natale

Aldo, Giovanni e Giacomo vestiti a festa per una commedia natalizia firmata da Paolo Genovese

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Alla sua quarta opera cinematografica, Paolo Genovese torna dietro la macchina da presa per portare sulle scene (stavolta senza il compagno di lavoro Luca Miniero) uno dei film che, sotto gli alberi di Natale italiani, ha ottenuto un incasso complessivo di oltre ventuno milioni di euro, diventando così uno dei maggiori successi cinematografici dell’anno. Numeri che valsero anche ben quattro nomination ai Nastri d’argento 2011, precisamente: miglior Commedia, miglior attrice protagonista (Angela Finocchiaro), miglior montaggio per Marco Spoletini e miglior colonna sonora per il duo Pani-Serafini.


Tre ladruncoli vengono sorpresi a rubare dentro un appartamento, vestiti come Santa Claus. Si spalanca subito uno scenario di equivoci e fraintendimenti: i tre dovranno spiegare i motivi per cui stavano compiendo il furto, raccontando così l’evoluzione delle loro vite a un commissario (Angela Finocchiaro). C’è Giovanni, veterinario e tosacani, talmente attaccato alla famiglia da averne due: una a Milano e un'altra in Svizzera. Giacomo è un chirurgo vedovo che non riesce a superare il trauma. Aldo è un bieco scommettitore disoccupato che – per via del gioco – rischia di perdere la fiducia e l’amore della sua compagna Monica (Silvana Fallisi).


La banda dei Babbi Natale è composta dall'esilarante trio comico, che si è fatto conoscere negli anni tra cinema e tv. Aldo, Giovanni e Giacomo arrivano al punto di massima espressione cinematografica quando, di nuovo insieme a Massimo Venier, portano nelle sale Chiedimi se sono felice che – dopo il cult Tre uomini e una gamba è di nuovo capace di segnare la commedia italiana. Il loro cinema coniuga estro e creatività umoristica e su questo sentiero il trio si muove con padronanza: se si esclude infatti il tonfo del 2002 con La leggenda di Al, John e Jack (una nota stonata), la loro è una carriera improntata sulla versatilità. In continuo divenire, ma ricca di citazioni. Così come Tre uomini e una gamba si ispirava a Marrakech Express, qui i comici si divertono a ricreare Matrix nei sogni di Giacomo - attraverso un Neo grottesco calzato come un guanto nella personalità di Aldo - e Il Grande Lebowski, dove il trio ricorda i fratelli Coen traslando il bowling all'italianissimo sport delle bocce. Novantasei minuti è la durata di questo spasso dissacrante che comprende anche alcuni volti noti della tv del presente e del passato, i quali hanno voluto divertirsi prestandosi come comparse eccellenti: Mara Maionchi (il suo «Chi è ‘sto Africa, qua?» è la battuta più disarmante del film), suocera di Aldo, e Cochi Ponzoni, paziente cardiopatico di Giacomo. Paolo Genovese ha dimostrato con questa commedia quanto sia bello e opportuno divertirsi senza ricorrere a eccessiva volgarità, continuando a farlo grazie a film che accentuano le differenze sociali senza mai farsene beffa, trovando sempre il pretesto e l’occasione per dar spago a qualcosa di armonioso e mai scontato.


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