Una vecchia registrazione del 1993 mostra una recita scolastica all'interno di un liceo: una rappresentazione che si ispira all'opera "The Gallows". Lo spettacolo prosegue, tra le risate e gli imbarazzi di genitori e amici seduti in platea, finché accade l'irreparabile: il ragazzo che deve essere impiccato nella finzione perde veramente la vita, sotto gli occhi sconvolti di tutti. Di colpo l'anno è il 2015 e lo spettacolo finale è ancora una volta "The Gallows", nonostante tra i presenti troneggi ancora l'incubo di quanto avvenuto anni prima. Stavolta i protagonisti sono Reese, Pfeifer, Ryan e Cassidy. Tutti e quattro – per un motivo o per un altro – si trovano, la notte che precede la Prima, chiusi nel liceo. E da quel momento inizia per loro un vero e proprio incubo. The Gallows è il classico film horror low budget a cui lo spettatore è abituato. L'ennesimo found footage in cui il protagonista, nascosto dall'occhio implacabile di una telecamera, riprende qualsiasi cosa. Dalle confessioni sentimentali del migliore amico, alla più naturale vita all'interno dei corridoi di un liceo, con tanto di immagini cliché come il povero nerd vittima di bullismo, cheerleader bellissime e biondissime e allenamenti di football che ormai sembrano di repertorio. Un occhio, quello della telecamera, che da spia si trasforma in testimone, registrando gli orrori di cui sono protagonisti i quattro ragazzi quando rimangono chiusi nella scuola. Questo modus operandi, anni dopo The Blair Witch Project che fece esplodere il caso, fa emergere uno degli interrogativi di questo sottogenere: la ripresa con macchina a mano assegnata ai protagonisti si può davvero considerare verosimile? Appare ormai evidente come in questo genere di operazioni risulti sempre più costruita, sopra le righe e, dunque, meno spaventosa la modalità secondo cui una vittima debba diventare, per escamotage narrativo, un cronista della paura. Eppure, nonostante gli evidenti limiti strutturali, The Gallows resta un buon film di intrattenimento. I colpi di scena – quasi tutti assemblati verso il finale – riescono a far rabbrividire e un paio di trovate narrative sono sorprendenti. Non è un horror elegante ricco di spunti di riflessione, ma per una serata tra amici o nella proverbiale scena dei racconti dell'orrore intorno ad un falò, il film di Chris Lofing e Travis Cluff è quello che ci vuole.