Sherlock. L'abominevole sposa, episodio speciale della serie tv britannica Sherlock, è il primo e unico ambientato in epoca vittoriana, come nelle avventure originali narrate da Sir Conan Arthur Doyle. Qui Sherlock Holmes (Benedict Cumberbatch) e il Dottor John Watson (Martin Freeman) si troveranno a che fare con un caso intricato che mette in seria difficoltà il commissario Lestrade: Emelia Ricoletti, malata di tisi, impazzita e vestita da sposa spara a tutti coloro che passano per strada prima di suicidarsi. La sera stessa Mr. Ricoletti viene ucciso dalla stessa Emelia, che sparisce nella nebbia. Sherlock decide quindi di accettare il caso, intrigato da come Emelia possa esser sopravvissuta al suicidio. È la prima volta che vediamo il duo di Mark Gatiss e Steven Moffat sul grande schermo. Vista la grande fortuna della serie tv, arrivata alla terza stagione nel 2014 e della quale se ne attende una nuova e imminente, i produttori hanno deciso di realizzare un episodio speciale in chiave vittoriana, più fedele ai canoni dello Sherlock Holmes tradizionale. Questo film si inserisce alla fine dell'ultima puntata della terza stagione, quando Sherlock viene mandato in esilio su un aeroplano e richiamato indietro dal fratello a causa di una nuova minaccia da parte di Moriarty. L'idea degli sceneggiatori è brillante: usando la tossicodipendenza del protagonista, decidono di ambientare l'episodio nella mente di Sherlock durante un'overdose che dura circa 5 minuti nel tempo reale. Viene quindi utilizzato come terreno per narrare le gesta dell'antieroe il suo prezioso Mind Palace, il palazzo mentale dove viene conservata tutta la sua conoscenza e i ricordi dei suoi casi. Il tema della tossicodipendenza è stato già preso in considerazione nella serie, per lo più tra le righe, ma sopratutto nel terzo episodio della terza stagione, dove Watson trova il suo compagno di avventure fatto di cocaina e lo sgrida come un vero e proprio genitore, fedele al personaggio originale. L'epoca vittoriana è un pretesto per poter affrontare anche un tema sociale: il tema della sottomissione delle donne. Fin dai primi minuti, vediamo in obitorio la nostra dottoressa Hooper che deve vestirsi da uomo per poter esercitare la sua professione e la stessa moglie del dott. Watson, Mary - denigrata a mera badante e domestica - che grazie a Mycroft avrà la sua rivincita. La scelta è interessante - soprattutto dopo l'uscita recente di Suffragette, film di Sarah Gravon del 2015 (apertura del 33esimo Torino Film Festival) - forse per non dimenticare i diritti conquistati grazie al sacrificio di queste donne, in un'epoca dove tutto ciò si da ormai per scontato. Con una trama da ghost story, gotica e creepy, la pellicola risulta una pausa d'intrattenimento per i fan in attesa da anni della quarta stagione. Il ritorno di Sherlock nell'epoca vittoriana risulta un metodo per il protagonista di dedurre la non-morte di Moriarty. L'episodio risulta il prodotto di una somma ben pensata dagli sceneggiatori, che hanno intenzione di saziare le aspettative dei fan - l'inizio della serie rigirato in chiave vittoriana, le battute tra i due protagonisti, i personaggi amati che tornano - e intrattenere senza anticipare nulla. La regia e lo stile sono gli stessi della serie tv. La sigla viene riarrangiata in chiave ottocentesca per adattarsi alla nuova epoca. Il duo Cumberbatch-Freeman continua a essere alchemico e scintillante. Quello che manca a questo episodio, rispetto agli altri 9, è la mancanza di una vera e propria suspense, di crimini da risolvere. E, nonostante fantasmi, fenomeni paranormali e una trama intricata alla Doctor Who, la dimensione del film risulta in qualche modo più leggera e meno serrata.