Vi siete mai concessi il lusso di un Natale in motion capture (magari sorseggiando una tazza di buona cioccolata calda sotto le coperte)? Robert Zemeckis ve ne dà occasione con Polar Express, film d’animazione che risveglierà la magia del Natale in chi, col tempo, l’ha perduta. La storia, tratta dall’omonimo libro illustrato per ragazzi scritto da Chris Van Allsburg, narra di un ragazzino ormai deluso dalla natura fittizia dello spirito natalizio, che compie un viaggio inaspettato a bordo di un treno magico la cui meta è il polo nord, luogo-dimora di nientemeno che Babbo Natale. È qui che il ragazzino incontrerà tanti nuovi amici e farà presto i conti con un simpatico capotreno. Fra cori e balli scalmanati i fortunati piccoli passeggeri vivranno un’avventura indimenticabile. Polar Express non è il solito film natalizio, o almeno non da una prospettiva specificamente tecnica; la sua particolarità è quella di essere stato interamente prodotto con la tecnica del motion capture o “cattura del movimento”. La morfologia dei protagonisti della pellicola non è infatti del tutto immaginaria, ma proviene da attori in carne ed ossa la cui performance viene successivamente virtualizzata tramite l’utilizzo di sensori e computer. L’equipe attoriale è comunque composta da pochi membri, a partire dal grande Tom Hanks, che interpreta ben sei ruoli tutti molto diversi fra loro: il bambino protagonista (un ragazzino di otto anni), il padre del protagonista, il controllore, il viaggiatore solitario, Babbo Natale e il narratore intradiegetico. Affascinante la fotografia di Robert Presley, a tratti calda e avvolgente e talvolta fredda e melanconica proprio come il cuore di chi non vuol più credere. Infine vale la pena citare le musiche incantate composte da Alan Silvestri. Zemeckis ha voluto augurarci un buon Natale a suo modo e ha fatto centro. Rimodernizzando – e digitalizzando - uno dei temi più tradizionali si è assicurato una grande affluenza in sala, smentendo in questo modo i pregiudizi della stampa che giudicava il motion capture troppo “impressionante” per un giovane pubblico. Recepita la potenza espressiva e attrattiva delle nuove tecniche di animazione, qualche anno più tardi, sarebbe stata la volta di A Christmas Carol che sfrutta la forte espressività di Jim Carrey nei panni di Ebenezer Scrooge.