Il regista tedesco Christian Ditter dirige il cast di Single ma non troppo, composto da Dakota Johnson, Rebel Wilson, Damon Wayans Jr., Anders Holm e Alison Brie per descrivere la percezione del rapporto di coppia nella New York di oggi, fra stereotipi e cliché datati e prevedibili. Alice (Dakota Johnson) è fidanzata con Josh (Nicholas Brown). Le cose fra loro vanno bene, ma la ragazza decide comunque di prendersi una pausa per verificare se davvero Josh sia il ragazzo di cui non può fare a meno. Si trasferisce così a vivere da sola, trova un lavoro e una nuova amica, Robin (Rebel Wilson), vera fanatica della singletudine e delle serate esagerate. Il rapporto fra le due porterà Alice a sperimentare le molteplici sfaccettature della sua nuova condizione, mentre intorno a lei una serie di personaggi contribuirà a fornire esempi di altre modalità di relazione, per avere un quadro più completo di come si possa orientare la vita sessuale e sentimentale di un’anima solitaria a New York. Single ma non troppo è una commedia corale come tante, che si propone di intrattenere il pubblico facendolo riflettere sull’amore ai tempi dei social network, infarcendo la narrazione di storie parallele e gag comiche. Il risultato di questi intenti è un susseguirsi di situazioni già viste, affrontate in modo ben poco originale, con qualche occasionale trovata divertente ma complessivamente incapace di dare un senso compiuto a quasi due ore di messa in scena. Fra coppie che scoppiano, single incalliti, refrattari a rapporti stabili - che però perdono la testa per la persona che non li cerca -, donne in carriera che vogliono la maternità senza il peso di un rapporto, fedifraghi di varia natura, padri single ancora a lutto e futuri sposi insicuri, Single ma non troppo arranca verso una risposta che non c’è, proponendo per ogni situazione evoluzioni da commedia anni ’80, ma senza lo stesso acume. La cosa che più attira l’attenzione è probabilmente il contesto: una New York che mette per una volta in secondo piano la sua frenetica vita lavorativa e si fa scenario metropolitano ricco di spunti e di scorci, valorizzati da una colonna sonora pop che si lascia ascoltare volentieri. Se anche, probabilmente, 20 minuti in meno avrebbero giovato, il film non è tutto necessariamente da scartare: alcune battute e situazioni - soprattutto quelle che vedono l’irriverente Robin commentare lo stato e le prospettive delle persone che ha accanto - strappano qualche sorriso, in un contesto che resta di pieno déjà -vu e che si presta maggiormente a una visione televisiva che su grande schermo.