Lupin III (Shun Oguri), nipote di Arsenio Lupin, è uno dei ladri più famosi del mondo, tanto da far parte dell'organizzazione The Works. A capo di questo gruppo c'è anche il veterano Dawson, che viene ucciso da una banda di criminali che hanno come obiettivo l'antica collana Cuore rosso cremisi di Cleopatra. Lupin decide allora di formare una squadra con gente fidata per recuperare la collana e vendicarsi dell'uccisione. Recluta al suo fianco il misterioso pistolero Jigen (Tetsuji Tamayama), la bella Fujiko (Meisa Kuroki) e il samurai Goemon (Go Ayano). Insieme dovranno espugnare l'Arca di Navarone, una gigantesca cassaforte in cui il gioiello è custodito. Lupin III non è il primo live action a riproporre in carne e ossa le gesta del Ladro Gentiluomo, uno degli anime più longevi della storia e il più seguito in Italia: già nel 1974 Takashi Tsuboshima aveva diretto Lupin III – La strategia psicocinetica, che però non era mai stato approvato da Monkey Punch, creatore del manga originale. Questa pellicola del 2014, che ha la benedizione del suo ideatore, riporta al cinema un Lupin alle prime armi, un Lupin che mette insieme la sua mitica banda, un Lupin che non conosce ancora Zenigada (quando lo incontra a casa di Fujiko gli dice “E tu chi sei?”): è anche questa la bellezza del film, che rende la storia fresca della novità. Il lavoro di citazione è quasi maniacale, sia per la colonna sonora, sia nelle location e nei costumi. La mitica Fiat 500 gialla, la giacca rossa/verde di Lupin coordinata alla mitica cravatta gialla; intere scene vengono riprese dall'anime, come la sequenza dove Goemon taglia in due una Jeep e salta sul tettuccio della 500 di Lupin. Lupin III, il più difficile dei personaggi da interpretare, per la sua aurea di mostro sacro dell'animazione giapponese, viene impersonato da Shun Oguri in maniera fedele all'originale, con le stesse smorfie e gesti che lo contraddistinguono. Anche Zenigada e Fujiko non sono da meno: il primo, Tadanobu Asano, folle e divertente come nell'originale; la seconda, interpretata da Meisa Kuroki, affascinante e spietata quasi più della Fujiko degli anime. Gaemon, Go Ayano, non ha le stesse fattezze del cartone animato, ma restituisce molto bene il personaggio pacifico e solitario. Forse il meno riuscito è Gigen, Tetsuji Tamayama, che nonostante la bravura dell'attore non convince a pieno; forse perché troppo giovane per la parte. Nella versione italiana, a sancire lo stretto legame della pellicola con l'anime, il doppiaggio si avvale delle voci attuali delle serie animate. La regia è in mano a Kitamura Ryuhei, nome che evoca il disastroso Godzilla: Final Wars (2004) ma che qui ha la sua piccola rivincita. La sceneggiatura è ottima - tranne per la parte iniziale forse troppo lenta e noiosa - e migliora con l'avanzare. Nonostante periodi morti, la pellicola decolla nella seconda parte e sopratutto nei momenti comici, come il ballo/combattimento che inscenano Fujiko e Lupin, che ricorda molto le sequenze di amore e odio dei due personaggi nell'anime. Lo script si avvale inoltre della supervisione dello stesso Monkey Punch, padre naturale di Lupin, col quale sarebbe stato impossibile scivolare nello sbaglio. La pecca più grossa di tutto il film è probabilmente la fotografia, affidata allo spagnolo Pedro J. Marquez, che dà all'intera pellicola una patina che ricorda i film realizzati per la televisione. Anche l'ambientazione risulta troppo cupa per i colori pastello tradizionali dell'anime. Con la sua accuratezza di dettagli e la prova degli attori, che riescono a restituire i personaggi amati in carne e ossa, il film risulta un prodotto molto buono d'intrattenimento e comicità sia per i fan della serie sia per chi non conosce il cartone animato.