Dopo essersi ritagliato un proprio spazio comico all’interno della televisione e del cinema, con il suo ultimo lavoro Fabio De Luigi si mette alla prova ricoprendo il ruolo di sceneggiatore e di regista, oltre a quello di attore protagonista. Tiramisù è il nome della sua nuova sfida: un titolo, questo, che allude a uno dei dolci più amati e più cliccati nei siti di cucina ma che, allo stesso tempo, suggerisce la parabola esistenziale del protagonista del film, con la sua rapida ascesa e il suo ancora più veloce declino. Ascesa sociale e discesa etica: sono queste le colonne portanti della vicenda di Antonio Moscati (Fabio De Luigi), un modesto rappresentante di materiale sanitario che si trascina di ospedale in ospedale senza riuscire a vendere neppure una garza finché, un giorno, non dimentica in uno studio medico uno dei proverbiali tiramisù preparati dalla moglie Aurora (Vittoria Puccini). Il ritrovamento del dolce da parte di un Dottore si rivelerà provvidenziale e innescherà una fortunata catena di eventi che porteranno Antonio sempre più alto, troppo in alto per un uomo senza qualità come lui. A seguirlo, su e giù per queste montagne russe, sono l’esuberante cognato Franco (Angelo Duro), trentenne divorziato con figlia a carico e una fidanzata diversa ogni settimana, e Marco (Alberto Farina), un amico sempre depresso che gestisce malamente un locale nel quale non mette piede nessuno neppure per sbaglio. Prodotto da Colorado Film e distribuito da Medusa, Tiramisù affronta i temi del successo professionale e dell’affermazione sociale mettendoli in discussione a partire da uno spirito decisamente pedagogico: non importa quanto in alto si arriva, quel che conta è preservare un’etica; perché è su di essa che si devono costruire gli affetti e l’esistenza tutta. Una lezione che viene presentata in chiave comica, attraverso i personaggi interpretati dalla coppia De Luigi-Duro, già rodata in alcuni video virali come La dieta che vorrei e L’esame che vorrei. L’impressione generale che si avverte è, tuttavia, quella di una grande stanchezza: una comicità stantia, che gioca esclusivamente sulle singole situazioni e sulle gag isolate senza preoccuparsi troppo della loro veridicità . Togliete alle battute di Franco l’accento palermitano di Angelo Duro e resterà ben poco di cui sorridere. I personaggi, del resto, sono abbozzati soltanto nei loro tratti principali e necessari per caratterizzarli e identificarli: Franco è lo sgamato, Marco lo sfigato e Aurora è una creatura celeste scesa sulla terra per rimediare ai pasticci del marito. E poi c’è Antonio…il solito, classico personaggio interpretato da De Luigi.