Il thriller è un genere capace di suscitare grandi emozioni, tenendo col fiato sospeso, instillando dubbi e disattendendo le certezze per arrivare a un epilogo inaspettato. Proprio per queste sue caratteristiche, realizzare un film di genere che sappia risultare originale e imprevedibile non è certo un’impresa facile. Joel Edgerton mostra di avere coraggio e affronta come suo primo lungometraggio da regista Regali da uno sconosciuto - The Gift, da lui stesso scritto. Simon (Jason Bateman) e Robyn (Rebecca Hall), coppia felice, si sono appena trasferiti in una splendida nuova casa. La loro serenità viene però sconvolta dall'incontro con Gordon (Joel Edgerton), ex compagno di liceo di Simon, che si dimostra fin troppo lieto di aver ritrovato il suo vecchio amico. Gordon si rivela una figura inquietante nella vita della coppia: ma il suo comportamento sembra legato a qualcosa accaduto più di 20 anni prima. Un segreto che minerà le certezze di protagonisti e spettatori. Parlare di Regali da uno sconosciuto - The Gift senza svelare nulla della trama è un’operazione decisamente complessa. La regia di Joel Edgerton si muove con una discreta sicurezza, disegnando un film che sembra voler esplicitare la propria indipendenza e volontà di richiamare classici del genere. Inquadrature, movimenti macchina e una certa dilatazione dei tempi raggiungono questo duplice effetto, rendendo Regali da uno sconosciuto un film tutt’altro che patinato. Se fotografia e montaggio denunciano un tentativo di autorialità , a volte anche un po’ esagerato, la costruzione della storia non manca di alti e bassi: soprattutto la prima parte del film scorre un po’ lenta e non dà modo di raccontare al meglio i personaggi di Simon e Robyn, lasciando lo spettatore sempre un po’ perplesso. A posteriori alcune cose si spiegano, ma sarebbe stato comunque opportuno delineare meglio i rapporti e i caratteri, soprattutto in virtù dei successivi twist narrativi. Il film di Joel Edgerton non convince da subito, ma si riprende - almeno in parte - nello sviluppo, proponendo letture interessanti degli abissi umani, con una critica non certo velata al valore che la società dà alle apparenze e a come sia facile manipolarle. Proseguendo nella visione, quel certo distacco, dato inizialmente da incongruenze reali o apparenti dei personaggi, passa in secondo piano: l’interesse si costruisce rispetto al destino dei protagonisti e si arriva quindi fino alla fine del film senza annoiarsi. Le domande che ci saremo posti nel corso della visione rimarranno insolute o troveranno risposta? Agli spettatori, l'ardua sentenza.