Mentre gli operai di Viana do Castelo si apprestano a manifestare contro la chiusura del cantiere navale nel quale hanno prestato servizio per tanti anni, un apicoltore lotta contro un’invasione di vespe che minaccia le sue arnie. Un regista – Miguel Gomes – intende girare un film capace di mostrare una connessione simbolica tra i due fatti, ma non ci riesce perché l’astrazione gli dà le vertigini. È per questa ragione che, paralizzato e impotente, scappa a gambe levate dal set, inseguito dalla troupe. Dopo la cattura ha luogo il processo: il fuggiasco, sepolto nella sabbia fino al collo, pronuncia la propria arringa difensiva. Gli potrà essere revocata la condanna a morte se riuscirà a raccontare una storia memorabile? Iniziano così, tra metacinema e aderenza alla realtà , Le mille e una notte del portoghese Gomes, critico cinematografico che dal 2000 ha scelto con successo di spostarsi dietro la macchina da presa. Per raccontare questa storia memorabile, il regista risale agli archetipi stessi della narrazione, fino a una delle più antiche raccolte di favole. Sherazade (Crista Alfaite) è una delle amanti del re di Persia Shahryar che, tradito dalla sua prima moglie, ha deciso di vendicare l’onta subita seducendo e poi uccidendo tutte le notti una donna diversa. La scaltra fanciulla tenta di fermare la carneficina raccontando al suo re ogni sera una favola differente puntualmente lasciata in sospeso: se Shahryar vorrà conoscere il finale delle varie storie non gli resterà che lasciare in vita Sherazade, almeno fino alla notte successiva. Così Sherazade comincia: «Si racconta, o re beato, che in un triste Paese tra i Paesi…». Questo Paese, però, non è la Persia: è il Portogallo del 2013-2014, messo in ginocchio dalla crisi economica. Qui, mentre i boschi bruciano - nonostante la pioggia - e i disoccupati sono impazienti di gettarsi in mare per l’agognato Bagno dei Magnifici, gli uomini di potere nascondono sotto i pantaloni oscene e vergognose erezioni. Gli animali tentano di comunicare agli umani la loro atavica saggezza ma pochi sono quelli che li ascoltano e ancor meno quelli che comprendono la loro lingua. Inquieto è il primo film della trilogia Le mille e una notte – Arabian Nights: con questo volume e con i successivi Desolato e Incantato Miguel Gomes racconta gli anni difficili del Portogallo tra crisi economica, debito e disoccupazione. Presentato alla Quinzaine des Réalisateurs di Cannes 2015 e pronto a uscire in Italia il 18 marzo, il film sviluppa questo tema attraverso una struttura complessa che incrocia molteplici piani servendosi del racconto come perno fondamentale del tutto. Il cantiere navale e Sherazade; le sirene spiaggiate e i galli parlanti: Inquieto si fonda su combinazioni sorprendenti che si sposano in un’opera intensa e vitale, che rifiuta le costrizioni e risale direttamente alla materia viva dell’esistenza. «Come si può fare un film di rilievo sociale quando vuoi riprendere storie meravigliose?» è questa la domanda che, nel film, assilla Gomes. Proprio il suo Le mille e una notte è la dimostrazione che un’operazione come questa, apparentemente contraddittoria, è invece possibile. Realtà e poesia, evasione e denuncia sono solo in apparenza poli opposti. E quando si incontrano il risultato può essere davvero sorprendente.