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Milionari

17/03/2016 12:00

Riccardo Cotumaccio

Recensione Film,

Milionari

Tratto dal romanzo del 2011 I milionari...

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Tratto dal romanzo del 2011 I milionari. Ascesa e declino dei signori di Secondigliano, scritto da Giacomo Gensini il collaborazione con il PM Luigi Cannavale, il film omonimo è diretto da Alessandro Piva, regista - tra gli altri - di La Capagira, presentato nel 1999 alla Berlinale. Trent'anni di storia napoletana narrati da Alendelòn (attualmente collaboratore di giustizia, interpretato da Francesco Scianna) e dalla sua famiglia, a metà tra l’alta borghesia e la criminalità più subdola e cinica. Una trama che delinea il sogno di un ragazzo, sottomesso dalla fama di potere e ricchezza fino a farsi risucchiare in un vortice di rabbia e delinquenza. Nel grande clan della famiglia, prima in cima al mondo e poi scesa all’Inferno, trovano posto anche i ritratti della moglie Rosaria, (Valentina Lodovini); di Gennaro (Carmine Recano), fratello di Marcello; del boss Don Carmine (Gianfranco Gallo) e del perfido Piragna, interpretato da Salvatore Striano.


La cinematografia italiana è da sempre affollata di prodotti sulla criminalità organizzata, recentemente tornati alla ribalta del pubblico e ai favori della critica con il filone Romanzo Criminale e Gomorra, su grande e piccolo schermo. I Milionari va a inserirsi, con cautela e poca energia, nel già scandagliato mare del sovraffollato genere. Difficile farsi stupire dall'ennesima collaborazione fra cinema e addetti ai lavori (qui a fare da mentori ci sono Gensini e Cannavale, autori del romanzo che ispira il film), nonostante una regia priva di errori grossolani e impreziosita da qualche scelta stilistica apprezzabile. Piva mostra di aver assimilato la lezione di Sollima e, nel suo dipingere una storia criminale nota in un genere decisamente frequentato, non manca di prestare attenzione a scenografie e costumi, oltre che agli attori. Restano impresse le interpretazioni di Scianna e Lodovini, perfetti nel rappresentare l’ascesa e la caduta economica di un'istituizione gerarchica come un clan, ma anche il declino umano dei suoi uomini e donne. D'eccezione, ancora una volta, il ruolo di Salvatore Striano (ex detenuto, con un passato camorrista, oggi attore di talento) a cui è affidata la verosimiglianza del film, oltre che la sua memoria storica. Non è un caso che l'opera di Piva – forte del suo carattere educativo, che sopperisce alla mancanza di novità – sia stata scelta per una distribuzione alternativa in tour nelle scuole italiane, per raccontare la storia delle mafie e per parlare di legalità. Per fare da “ambasciatore” a questo progetto, è stato scelto proprio Striano.


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