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Un paese quasi perfetto

20/03/2016 11:00

Caterina Bogno

Recensione Film,

Un paese quasi perfetto

A 17 anni da La vita è una sola, il regista e sceneggiatore Massimo Gaudioso torna dietro la macchina da presa con Un paese quasi perfetto, commedia prodotta da

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A 17 anni da La vita è una sola, il regista e sceneggiatore Massimo Gaudioso torna dietro la macchina da presa con Un paese quasi perfetto, commedia prodotta da Cattleya con Rai Cinema. Il film è un remake di La grande seduction, diretto nel 2003 da Jean-François Pouliot: si tratta, a ben vedere, della seconda rivisitazione del film canadese, dopo l'americana The Grand Seduction (Don McKellar, 2013) con Brendan Gleeson e Taylor Kitsch. Gaudioso riscrive il film di Pouliot modificandone prima di tutto l’ambientazione. E dal Canada alla Basilicata il passo si rivela sorprendentemente breve!


Il piccolo borgo di Pietramezzana, arroccato sulle Dolomiti lucane, è messo in ginocchio dalla chiusura della miniera locale. Ai suoi abitanti non resta che riporre l’orgoglio e ritirare l’assegno di disoccupazione, che in un modo o nell’altro permette loro di sopravvivere. I giovani scappano in città e le mogli si lamentano; l’umore generale è peggio che nero. Eppure Domenico (Silvio Orlando), Nicola (Carlo Buccirosso), Michele (Nando Paone) e tutti gli altri non sono disposti ad arrendersi: soprattutto quando si profila all’orizzonte la possibilità di aprire una fabbrica, che porterà nuovi posti di lavoro in paese. Gli investitori, tuttavia, esigono che un medico risieda stabilmente a Pietramezzana. Così, quando il chirurgo estetico Gianluca Terragni (Fabio Volo) – amante del sushi, del cricket e della musica jazz – è costretto a trasferirsi lì per un mese, bisognerà fare di tutto per convincerlo a restare. E ci si metterà d'impegno anche la bella Anna (Miriam Leone).


Con la sua comicità bonaria, Un paese quasi perfetto si inserisce perfettamente nel filone Benvenuti al Sud (Luca Miniero, 2010), riprendendone gli stilemi fondamentali ma mettendo al centro la contrapposizione tra grande città e piccolo paese, più che quella tra settentrione e meridione. Uno spunto forse non originalissimo che tuttavia viene sviluppato in maniera accattivante, a partire dall’insolita coppia Volo-Orlando che – bisogna ammetterlo – funziona. Anche la scelta dell’ambientazione risulta efficace, con la bellezza scarna di Pietramezzana (in realtà, una commistione dei due Comuni di Castelmezzano e Pietrapertosa) che fa da sfondo alle vicende rocambolesche dei suoi abitanti, pasticcioni di buon cuore. Quella raccontata da Gaudioso è un’Italia bonacciona, che non si vuole arrendere alla crisi economica e alle difficoltà; un’Italia un po’ macchiettistica ma capace di conquistarsi rapidamente la simpatia degli spettatori. È proprio qui, infatti, che si nasconde il segreto di Un paese quasi perfetto: un tono ironico e ingenuo allo stesso tempo, capace di far ridere in modo semplice - forse leggero - ma sempre pulito.


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