Due giovani italiani e una ragazza francese si ritrovano a condividere un’avventura inaspettata nonché ricca di colpi di scena. Dario (Jacopo Maria Bicocchi) e Davide (Livio Nesi) devono girare uno spot pubblicitario a Monte Carlo: hanno una settimana di tempo per portare a termine l’incarico. L’incontro con l’attrice Joelle (Gwendolyn Gourvenec) contribuisce a tramutare un prevedibile viaggio di lavoro in un percorso rocambolesco attraverso il sud della Francia e la Costa Azzurra, da cui nasce un’intensa relazione a tre. Il sogno a occhi aperti è però spezzato da un evento improvviso, che cambia senza preavviso il destino dei protagonisti. Wax: We are the X è l’esordio cinematografico di Lorenzo Corvino ma - come lui stesso tiene a precisare - rappresenta anche "la prima volta" di ben undici componenti dello staff tecnico tra cui produttore, direttore della fotografia, scenografo, musicista, casting director. Un'opera prima, dunque, e in quanto tale più di una semplice e riuscita sorpresa. Il tono da "road movie" è per Wax più che azzeccato, sebbene il film appaia spesso più maturo del previsto; capace di sfruttare le grandi doti attoriali dei due protagonisti maschili: Bicocchi e Nesi. Le loro prove, unite alla discreta interpretazione della Gourvenec, regalano al film la giusta credibilità . C’è anche spazio per un cameo d’eccezione, quello di Rutger Hauer (il replicante di Blade Runner e l’Etienne Navarre di Ladyhawke), qui avvocato in pensione, complice fondamentale per svelare il mistero finale dei tre protagonisti. Le riprese, spesso girate in soggettiva grazie all’aiuto di diversi smartphone (idea non rivoluzionaria, anche se adatta alla trama), si ambientano in quattro nazioni diverse, dando respiro alle scenografie e alla cornice della sceneggiatura. Il resto lo fanno le location splendide e una fotografia intelligente, solare come le ambientazioni e come il messaggio che, infine, Corvino vuole lanciare. Wax racconta la generazione X: quella dei nati dopo gli anni ’70, ignorati dalla società e dal mondo del lavoro. Se tuttavia il lato tecnico funziona più che bene, la morale del film risulta certamente forzata: l’idea di ripartire da zero dopo aver toccato il fondo è - nel bene o nel male - un quadro già visto, così come la tematica dello scontro generazionale. Spaziando dal genere romanzo al thriller, passando per il dramma sentimentale, Wax è un’opera godibile, dal buon ritmo e dal montaggio sapiente. Ingredienti spesso assenti in registi apparentemente più affermati si mostrano nell’opera prima dell'esuberante Corvino, a cui ora serve solo un incoraggiamento a fare meglio.