Un gobbo senza nome, sfruttato dai cinici impresari di un circo, è segretamente innamorato della bella Lorelei, una giovane trapezista. Quando la ragazza cade rovinosamente a terra durante un'esibizione, solo il suo intervento e quello del dottor Victor Frankenstein (James McAvoy), spettatore tra la folla, riescono a salvarle la vita. Il luminare, impressionato dalle conoscenze mediche del gobbo, decide di liberarlo dalla prigionia e farlo diventare il suo assistente, sotto il nome di Igor (Daniel Radcliffe); inoltre lo scienziato cura anche la deformità del ragazzo, permettendogli una vita normale. Il novello Igor viene così a conoscenza degli esperimenti condotti dal suo benefattore, il quale sta cercando di creare la vita dal nulla tramite organi di animali morti assemblati in un grottesco corpo mostruoso. Gli studi di Frankenstein attirano la curiosità del nobile Finnegan (Freddie Fox), rampollo di una delle più ricche famiglie d'Inghilterra, ma anche i sospetti e le antipatie dell'ispettore di polizia Roderick Turpin (Andrew Scott), fortemente legato alle sue radici cristiane. Forse un destino peggiore di quanto subito dal mostro quello di Victor - La storia segreta del dott. Frankenstein, ennesimo film tratto dal classico di Mary Shelley rimasto in naftalina per quasi un anno e mezzo (l'uscita originaria era prevista nell'ottobre 2014) e disastroso box office bomb ai botteghini statunitensi. Eppure il regista Paul McGuigan e lo sceneggiatore Max Landis (figlio del grande John) sembravano andare a colpo sicuro in una reinvenzione del mito che tanto, sulla carta, pareva simile al dittico di Sherlock Holmes firmato da Guy Ritchie. Qui però non tutto è riuscito come previsto e, pur trovandoci di fronte a un film senza infamia e senza lode, l'aggiornamento di atmosfere e personaggi non sempre convince, complice uno script che "corre" troppo e non è privo di buchi e passaggi a vuoto, con un finale proto-action che rischia di scivolare nel trash involontario. La trama, narrata dal punto di vista di Igor, pare subito col botto con la rocambolesca fuga del gobbo e del dottor Frankenstein dal circo che segna anche l'inizio della loro amicizia. La regia dinamica di McGuigan e un certo gusto per il barocchismo trascinano sin dai primi minuti nell'azione, spesso sorretta da un ritmo efficace che copre in parte le magagne di una storyline infarcita di personaggi improbabili (l'ispettore teologo) se non quasi del tutto inutili (il padre di Victor o la stessa Lorelei) che non trovano giusto spazio nelle rare esplosioni introspettive riservate al duo di protagonisti. La carica splatter/horror è praticamente assente - e questo non è per forza un male - con un'ironia a tratti macabra che spezia almeno in parte una vicenda confusa che mette poco in risalto il conflitto interiore di Frankenstein e Igor, due facce di una stessa medaglia. L'ambientazione della Londra vittoriana, inoltre, non emerge con il giusto impatto cinematografico: le ricostruzioni computerizzate (o meno) e le scene in interni poco sfruttate sono incapaci di creare il corretto fascino scenografico, tanto che gli spunti più interessanti della pellicola si rivelano essere proprio Daniel Radcliffe e James McAvoy, quest'ultimo in un ruolo costantemente sopra le righe capace di offrire qualche momento di sana ed ispirata follia.