Malèna, vedova di guerra in Sicilia, è oggetto di desiderio di tutti gli uomini del paese - a partire dal dodicenne Renato (l'imberbe e giovanissimo interprete Giuseppe Sulfaro) all'impenitente scapolo Centorbi (Gilberto Idonea). Fedele al devoto marito, trascorre le sue giornate in casa ascoltando musica, quando cammina la sua figura procace e formosa - sottolineata da abiti aderenti e succinti e slanciata da tacchi molto alti - attira inevitabilmente gli sguardi lussuriosi degli uomini e quelli invidiosi delle donne. Inghiottita da una spirale di peccaminosa lussuria verrà lapidata dai pettegolezzi ingiuriosi delle donne del luogo, che - come nella canzone di De Andrè "Bocca di rosa" - la vogliono lontana dai propri mariti, fidanzati, compagni. Quella donna con la sua bellezza è un pericolo troppo grande, una tentazione ostentata da ridimensionare, imbruttire, nascondere, allontanare. Malèna ha nella bellezza la sua sola colpa. Un ritratto spietato quello di Giuseppe Tornatore, che racconta l'essere donna negli anni '40 in Sicilia. Essere donna ed essere desiderabile è un binomio maledetto. La sola presenza fisica di Malèna cattura e trattiene gli sguardi. I ragazzini si danno appuntamento per ammirarla in estasi, gli artigiani sospendono le attività solo per un istante di contemplazione, le donne - private del desiderio dei propri uomini - le scagliano contro ingiurie, malelingue e veleni di ogni genere. L'odissea di cui è vittima marchierà la donna - come Hester in "La lettera scarlatta" - senza però aver commesso alcun peccato, senza realmente avere alcuna colpa. È innocente, Malèna, ma sarà la società stessa a trasformarla in ciò di cui è ingiustamente accusata. La Maddalena peccatrice filmata da Tornatore non è una adultera, una donna di malaffare è semplicemente una donna. Malèna pagherá con il proprio corpo lo scotto di essere la più bella del reame. Se gli sguardi del paese la condanneranno come prostituta, a redimerla dal peccato immaginato è l'amore del piccolo Renato. Il suo sguardo - ingenuo prima e malizioso dopo - accompagnerà la donna nel suo percorso di "nascita, morte e resurrezione" e sarà proprio il desiderio innocente di un adolescente a ridarle la dignità che merita. Una presenza costante, un occhio vigile, un alleato invisibile, Renato ama la rosa che non può cogliere e per questo motivo non la dimenticherà mai: il suo desiderio fomentato da fantasie erotiche e notti insonni non può essere soddisfatto. Il ricordo di Malèna rimarrà pertanto indelebile, non scalfito dallo scorrere del tempo, ma dallo stesso alimentato. Malèna ha il corpo e il volto mozzafiato di Monica Bellucci, a cui si deve (come il personaggio che interpreta), il plauso della bellezza. La prova attoriale, fatta più di silenzi che di parole, deve ai primi il suo successo. L'erotismo delle sue forme sinuose, la perfezione di un viso che anche nei colori mediterranei di occhi e capelli, riconduce ai tratti tipici di una donna del sud, fa di lei il perfetto connubio interprete-personaggio. Ci si ricorda di quanto lasci vedere più che di quanto trasmetta emotivamente. Tornatore alla regia si cimenta con un'opera complessa che mescola temi scottanti: guerra, tradizione ed erotismo in Sicilia durante la Seconda Guerra Mondiale. Il non detto è filmato dalla macchina da presa di un regista avvezzo ai particolari non scontati ed è tramutato in immagini: le fantasie sessuali di più generazioni stanno tutte dentro quell'obiettivo e convivono con le invidie e le frustrazioni di altre donne cui quello stesso desiderio è negato. Ennio Morricone firma le musiche sulle cui note ondeggia il corpo seducente di Malèna, reso iconico dallo sguardo questa volta incantato e critico del cinema di Tornatore.