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Ustica

28/03/2016 11:00

Riccardo Cotumaccio

Recensione Film,

Ustica

Il 27 giugno del 1980, un aereo civile della compagnia ITAVIA - il DC9 – scompare dagli schermi radar senza lanciare alcun segnale di emergenza e si schianta a

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Il 27 giugno del 1980, un aereo civile della compagnia ITAVIA - il DC9 – scompare dagli schermi radar senza lanciare alcun segnale di emergenza e si schianta a largo dell'isola di Ustica. Nell’impatto muoiono tutti i passeggeri, per un totale di 81 vittime. Roberta Bellodi, giornalista siciliana che ha perso la figlia in quella tragica notte, e Corrado Acquaformosa, deputato del Parlamento italiano, cercano di scoprire la verità rimanendo invischiati in un labirinto di depistaggi e testimoni chiave.


Con Ustica Renzo Martinelli giunge alla sua quarta opera cinematografica imperniata su fatti di cronaca italiani dopo Vajont - La diga del disonore (2001), Piazza delle Cinque Lune (2003) e 11 settembre 1683 (2012). Con un lavoro di studio durato tre anni, il regista segue e racconta una storia celebre, delicata e controversa percorrendo due filoni narrativi intimi e personali, condotti attraverso gli occhi di Roberta (Caterina Murino) e Corrado (Marco Leonardi). Un film come Ustica non era un'impresa scontata e non sono mancate polemiche e accuse di pressapochismo. Lo stesso Martinelli ha parlato di grande riluttanza al progetto da parte della produzione italiana. Eppure, nonostante alcune invenzioni di fiction e qualche incongruenza storica (la commovente storia della bambina a bordo dell'aereo, per esempio, si è prestata a molti più ricami del consentito), Martinelli mantiene il solito stile pacato e rispettoso nel ritrarre due protagonisti ossessionati dalla ricerca assoluta della verità. Peccato per il doppiaggio mediocre che, irritante, copre e nasconde le interpretazioni - talvolta anche toccanti - degli attori in scena. Perchè sebbene i personaggi di Roberta e Corrado manchino di un vero spessore che vada oltre i loro ruoli stereotipati, la storia si dota di una singolare credibilità emotiva attraverso una visione di parte - quasi d’autore - che fa luce più approfonditamente sulle logiche politiche alla base di un “incidente” per cui nessuno ha mai pagato. Va riconosciuto, inoltre, all'opera di Martinelli un punto di forza inaspettato: l’uso accurato degli effetti speciali, del tutto raro in un film indipendente italiano. Ottime anche le scene aeree, merito di una realizzazione con movimenti reali dall'alto, alternate all’inserimento di caccia da combattimento in 3D. Anche i campi medi e ravvicinati sono stati girati con dei veri caccia, posti su sfondo blu in un teatro di posa a Terni. Un'attenzione, insomma, alla resa veritiera di quella che è a tutti gli effetti una sequenza bellica. Alla luce di questa nuova accezione, Ustica appare allora un film dal ritmo action di stampo quasi statunitense. Per chi ama il genere storico e vuol fare un tuffo profondo nel passato italiano, il film di Martinelli intrattiene e fa ragionare.


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