Davis Mitchell (Jake Gyllenhaal) è è un investitore di successo la cui vita viene terribilmente sconvolta dalla scomparsa della moglie Julia (Heather Lind) a causa di un incidente stradale. Caduto in depressione e incapace di andare avanti, Davis si chiude in sé stesso. L'incontro con una donna di nome Karen Moreno (Naomi Watts), potrebbe aiutare l'uomo a superare la propria crisi. Presentato in anteprima come film d'apertura del Toronto Film Festival 2015, Demolition è il nono film del regista Jean-Marc Vallée, successivo al dramma d'avventura Wild con Reese Whiterspoon. Il regista di Dallas Buyers Club realizza con Demoltion una black comedy drammatica che fin dalle prime battute si mostra come opera che mira a raccontare il percorso di ricostruzione esistenziale del proprio protagonista, interpretato dall'attore Jake Gyllenhaal. Dramma con inserti ironici, Demolition narra della difficoltosa elaborazione del lutto di un uomo e un marito che si ritrova ad aver perso tutto ed è incapace ad affrontare gli altri e sé stesso. Valléé sembra voler narrare con Demolition l'abilità a superare il dolore ma anche e soprattutto la necessità di “distruggere” o demolire seguendo il titolo, la propria esistenza per poi ripartire e rifarsi una vita oltre il passato. Purtroppo, come nelle celebrate e forse troppo sopravvalutate opere precedenti il cinema di Valléé sembra vagare in una terra di nessuno tra un approccio alla materia cinematografica più seria e precisa e una volontà di sorprendere che resta solo nei fatti e non nel racconto messo in scena. Perché a parte il generale fastidio provocato da un film che non sa se voler fare riflettere o far sorridere senza sapere cosa scegliere, Demoliton appare fin troppo prolisso nel buttare spunti e sotto trame senza coltivarne nessuno, dal più semplice concetto sul superamento del lutto a un ambizioso quanto fuori fuoco, ritratto dell'uomo contemporaneo che non sa più allevare il sentimento o fino all'elemento più interessante del film, cioè l'accettare il dolore e lo sfogo di esso come parte integrante di ognuno senza doverlo per forza reprimere. Ma per fare e dire questo Valléé firma un film che pecca in grossezza e finisce per stancare per l'ovvietà e la pomposità (estetica e di sguardo) con cui afferma ciò che espone, che alla fine dei conti non appare nemmeno troppo originale o rivelatore.