Steve Rogers (Chris Evans) e Tony Stark (Robert Downey Jr.) non si sono mai particolarmente amati. Facce opposte della medaglia Avengers, Capitan America e Iron Man sono di fatto i leader dei Vendicatori, l’uno per meriti “di servizio” e l’altro per…carisma e potere d’acquisto. In Civil War, tecnicamente terzo capitolo cinematografico dedicato a Capitan America ma de facto una sorta di Avengers 2.5, i ruoli e i valori di riferimento dei due eroi sembrano invertirsi: Rogers, uomo immagine dell’esercito e difensore dell’ordine costituito, nel momento in cui tali strutture sembrano essere incapaci di far collimare il suo desiderio di giustizia con i suoi interessi e affetti personali, si predispone a violare regole e protocolli; Stark, da sempre egocentrico e indifferente alle norme, accetta l’ipotesi di limitare il potere di un gruppo le cui azioni hanno conseguenze potenziali e reali di grande impatto, come dimostrato dalla scia di distruzione lasciata nei precedenti film.
Le premesse ideologiche delle due posizioni sarebbero un tema interessante e articolabile, che nel film vengono liquidate abbastanza in fretta a favore di faide alimentate da motivazioni ben più personali. A ogni modo, in seguito al ritorno del Soldato d’Inverno Bucky Barnes (Sebastian Sturn) e a una serie di drammatici eventi, intorno ai due eroi si costituiscono altrettante fazioni; con lo stesso Bucky, Falcon (Anthony Mackie), Ant Man (Paul Rudd), Scarlet (Elizabeth Olsen) e Occhio di Falco (Jeremy Renner) ad appoggiare il Cap e War Machine (Don Cheadle), Vedova Nera (Scarlett Johansson), Visione (Paul Bettany) e le clamorose new entry Black Panther (Chadwick Boseman) e Spider Man (Tom Holland) alleati con Iron Man. Gli eroi non sono ovviamente troppo convinti nel confrontarsi, ma l’evolversi della situazione, gestita del misterioso deus ex machina Helmut Zemo (Daniel Brühl), porta i due leader a un confronto aspro oltre le loro stesse attese.
Con un mese di ritardo sull’uscita dell’analogo conflitto fra giganti in casa DC, eccoci di fronte alla guerra civile in salsa Marvel. Il menù nel complesso risulta più digeribile di quello proposto dalla concorrenza, in virtù principalmente di una maggiore e migliore varietà di ambienti, toni e situazioni; oltre che per una storia, lontana dall’avere la credibilità e la profondità dei racconti a fumetti, ma composta quanto meno in modo più articolato e agile di Batman V Superman. Civil War è un film lungo - dura circa 2 ore e 40 - e si sente, ma nel complesso intrattiene e diverte grazie al solito mix di azione e ironia, giostrate sempre fra il serio e il faceto.
Novità e vero punto forte è l’introduzione dei due nuovi personaggi: Black Panther e Spider Man. Il secondo è decisamente noto al grande pubblico, ma la sua caratterizzazione e i siparietti con Tony Stark, oltre ad una zia May (Marisa Tomei) decisamente intrigante, non mancheranno di stupire. Il discorso su Black Panther è più articolato: fin da subito il Sovrano di Wakanda si presenta come un personaggio carismatico e passionale, dotato di grande forza e agilità, oltre che di un costume in grado di proteggerlo quasi al pari dello scudo di Capitan America. Nel corso del film, mentre la situazione va a rotoli, a dispetto della sua impulsività e della profondità del suo coinvolgimento, sarà l’unico a mantenere la lucidità che tutti gli altri sembreranno perdere inseguendo i propri fantasmi. Complessivamente Capitan America: Civil War è un buon film d’intrattenimento di massa: non scevro dei soliti difetti di scrittura, paradossale costante dei film che si appoggiano all’universo narrativo Marvel (ma anche DC), è sicuramente un paio di spanne superiore ad Avengers 2 e a tutti i secondi e terzi capitoli Marvel, salvo forse proprio Winter Soldier. Tuttavia, non si avvicina all’originalità ed efficacia del miglior film Marvel, che a oggi resta di gran lunga il primo Iron Man.