Ricalcando buona parte della struttura narrativa di Road Trip, il regista ne migliora la diegesi, rinforza le differenze psicofisiche dei protagonisti e aggiunge tonnellate di ironia puntando molto sul ridicolo e sull'irriverenza del linguaggio. La storia, ambientata a Las Vegas, è interamente votata alla perdizione: sessuale, economica, psicologica, morale... Tre testimoni decidono di festeggiare l'addio al celibato dell'amico Doug (Justin Bartha) nella capitale del divertimento. Tuttavia al risveglio i tre non ricordano nulla della notte precedente e, come se non bastasse, Doug è scomparso! Ripercorrendo a ritroso gli eventi, si scontreranno con il frutto della loro follia raccogliendo insane esperienze e facendo la conoscenza di personaggi completamente fuori di testa. La forza trainante della pellicola risiede nel suo sviluppo incerto, imprevedibile, insolito per il genere poiché mette lo spettatore in una posizione di sorpresa costante. L'incipit narrativo si ramifica su più livelli sfruttando delle escamotage apparentemente casuali (una tigre in bagno, la sparizione di un bambino), le quali aiutano a mantenere costante l'attenzione e il ritmo, a tutto vantaggio del coinvolgimento. I personaggi, con i loro modi unici di comprendere e applicarsi alla vita, spingono la nascita di azioni assurde, paradossali - “un branco con un solo lupo” per dirla alla maniera dello svalvolato Alan (un sorprendente Zach Galifianakis) in un momento di massima ilarità. Ciò permette alla sceneggiatura, totalmente politically incorrect, di giocare con le caratteristiche tragicomiche dei personaggi fino a raggiungere un climax straordinario. Il cast è coeso, nonostante i diversi approcci alla risata, e non si direbbe ma anche la comparsata di Mike Tyson (nei panni di se stesso) ha una sua ragion d'essere. L'atmosfera induce all'esaltazione e dove non arrivano le originali intuizioni visive a calamitare l'attenzione ci pensano le gags, prevalentemente slapstick e in generale degne dei migliori film appartenenti al genere comico-demenziale. Todd Phillips – già regista di Starsky & Hutch e Old School – proietta ancora una volta il suo stile su un prodotto (perché in quanto tale non ha volontà autoriali né sociali) devoto al divertimento più spensierato, talmente solido, spassoso e ben amalgamato ai temi esposti nell'incipit - in primis la ricerca dell'amico scomparso - da assurgere a metro di paragone, come lo fu a suo tempo Animal House per le commedie scolastiche. Una notte da leoni è un road movie allucinante, una commedia sui rapporti interpersonali totalmente squilibrata che non teme di avventurarsi a briglie sciolte in un terreno battuto da molti giovani cineasti. A modo suo, ridefinisce il genere divenendone il nuovo punto di riferimento. Brillanti i titoli di coda e gasante la colonna sonora.