Mai come in questi ultimi tempi l'horror aveva raggiunto uno sviluppo tale. La quantità di pellicole sfornate spaventa più dei film stessi, tranne nel caso di questo Il messaggero tradotto in maniera funzionale ma poco ortodossa, riducendone il potenziale orrorifico dallo statico ma più vicino alla realtà Haunting in Connecticut (letteralmente: Infestazione nel Connecticut). Uscito in aprile in America arriverà in Italia a fine agosto, indebolendone di sicuro l'effetto rabbrividente e rinfrescante che avrebbe avuto in piena estate. Una famiglia americana si trova a far fronte al cancro che colpisce Matt, il figlio maggiore, e alle difficoltà del caso: infatti l'andare avanti e indietro dalla clinica per il trattamento, le lunghe ed estenuante ore di tragitto sembrano influire negativamente sulle già precarie condizioni di salute del ragazzo, e anche se dispendioso, viene vagliata la possibilità di sistemarsi provvisoriamente nei pressi dell'ospedale. Quando trovano una casa molto grande e molto economica, senza pensarci troppo, la madre Sara (Virginia Madsen), decide di prenderla in affitto. Il giorno stesso in cui Matt mette piede nell'abitazione inizia ad avere allucinazioni che diventano sempre più vive e complesse ma senza farne parola con nessuno, per paura che il trattamento sperimentale venga interrotto dai medici. Inquietanti scoperte attendono Matt nel suo cammino. Finalmente un horror-movie che mette l'accento sulla tensione e soprattutto che non usa le solite appendici al silicone penzolanti per attirare l'attenzione sull'altrimenti vuota colonna di effetti speciali poco sbalorditivi. Il Messaggero ci conduce in un ambiente saturo di dubbi e paure, infittendo la storia con le difficoltà personali intrinseche alla malattia del protagonista, tematiche varie vengono affrontate gradatamente, la tensione aumenta senza accelerare in maniera improvvisa - né improvvisata - e portando la paura a pressare lo spettatore coi giusti ritmi. Buona l'interpretazione del protagonista e della madre che riempiono completamente lo schermo; gli effetti visivi raggiungono un ottimo livello di realizzazione per non parlare poi del trucco che da solo attribuisce un buon 50% alla tensione filmica. Non ci si annoia mai, nonostante i dialoghi sembrino diventare, da un certo punto in poi, vagamente bucolici, i conti tornano tutti alla fine e il risultato dell'equazione ci porta ad una emozionante conclusione: un film da vedere.