Parigi, 1906. Chéri (Rupert Friend), giovane ventenne e aitante figlio di una vecchia cortigiana d’alto bordo, Madame Peloux (Kathy Bates), trascina le sue giornate tra il lusso di Chez Maxim, sconvenienti amicizie e triangoli amorosi, maturando precocemente dentro di sé quel certo distacco e quella stanchezza di vivere vagamente baudelairiani. Preoccupata per l’immaturità del figlio, Madame Peloux chiede aiuto alla sua rivale di sempre, Léa de Lonval (Michelle Pfeiffer), bellissima e raffinata cocotte che, ormai quarantenne e raggiunta una meritata indipendenza ed agiatezza economica, si è ritirata a vivere tra l’elegante casa stile liberty e la villa in campagna. Inizialmente restia, le basterà un semplice bacio da parte dell’avvenente Chéri per siglare un tacito accordo con Madame Peloux e farsi carico dell’educazione sentimentale e sessuale del ragazzo finché egli non sarà pronto per il matrimonio e la vita adulta, così come per qualsiasi altro cliente. Ma Chéri si rivelerà tutt’altro che un cliente e finirà col trascorrere con Léa ben 6 lunghi anni, fatti di passione, giochi d’amore ed edonismo totale, come una coppia di giovani e teneri amanti. Prima che Léa si renda conto di aver trasceso dal semplice ruolo di cortigiana, arriva la notizia delle imminenti nozze di Chéri con Edmeé (Felicity Jones) giovane e pudica figlia di Marie-Laure, altra collega-rivale di Léa. Il matrimonio cambierà il corso degli eventi e le vite di tutti i protagonisti. Tratto dall’omonimo romanzo di Colette e diretto dal regista che consacrò il fascino della Pfeiffer con Le Relazioni pericolose, Stephen Frears, Chéri circumnaviga a vista l’insidioso mare del feuilleton pruriginoso e appassionato, estrapolando in maniera vincente l’anima pura del romanzo. Oltre che una storia d’amore tormentata tra due individui che si scoprono capaci di amare troppo tardi, e vittime delle norme della Parigi ante guerra, il film esplora e mette a nudo le intricate pieghe dell’animo umano, e tutte le contraddizioni dell’epoca borghese. È la storia di una donna ancora bella e avvenente, preda del triste campanello del declino fisico e sociale, precipitata nell’errore di intraprendere una storia che apparentemente sembra darle nuova linfa vitale, ma che inesorabilmente la porterà ad un triste confronto con se stessa, con i costumi del tempo e l’arroganza di ciò che ella non possiede più. La giovinezza, l’immaturità, e l’egoismo che contraddistinguono il personaggio di Chéri sin dall’inizio, si scontreranno con l’eleganza e il coraggio di Léa ma ne saranno al contempo amplificati e accresciuti, sino al momento in cui il tempo e l’età riporteranno a galla gli errori e i rimpianti del passato. Il tempo, che passa, non è solo quello degli anni, ma è la fine di un’epoca, la bella e spensierate époque di corti e cortili sta per lasciare il passo alla guerra, a ciò che più di tutto, insieme all’amore, sa cambiare e scalfire i cuori degli uomini per sempre. Il film, oltre che appassionare anche lo spettatore meno romantico dosando ad arte il romanzo di formazione con quello d’amore, rilancia sulla scena due attrici come la Pfeiffer, splendida nella sua fragile bellezza matura, e la Bathes, che con cinismo ed ironia pungente impersona al meglio l’ipocrisia e l’impudenza di quei tempi, quando tutto sembrava possibile e dovuto.