Lo scompiglio generato dalla curiosità di una tredicenne pubescente, all’interno dei fragili e pericolanti equilibri sociali, diviene il nettare conturbante attorno al quale gli sguardi ronzano e si posano, in un vorticoso gioco di torbide attenzioni e seduzioni acerbe. Alan Ball, già sceneggiatore premio Oscar per American Beauty, indaga le contraddizioni di un puritanesimo, quello americano, che poco si sposa alla cultura di massa sessuocentrica, e anzi diventa grottesca maschera di una società compiacente e accondiscendente, incline ad un’iniziazione sessuale, come pure morale e sentimentale, poco graduale e del tutto incontrollata. Jasira (Summer Bishil), figlia di genitori separati, attraversa una delicata fase della propria vita: avverte il cambiamento del proprio corpo, con gli impulsi sessuali che ne fioriscono. La madre (Maria Bello), viste le insistenti attenzioni che il nuovo compagno rivolge all’adolescente, decide di spedirla a Houston. Qui, il padre (Peter Macdissi) libanese filoamericano e cristiano, crede di impartirle una sana educazione contrastando, con la propria autorità e le ristrette vedute, le naturali attitudini della tredicenne in piena tempesta ormonale e la sete di conoscenza che la pubertà fa esplodere in lei. Quando i vicini di casa irrompono nel duale e precario equilibrio domestico, una serie di circostanze porterà la giovane a varcare le soglie irreversibili dell’adolescenza. Lavorando come baby-sitter per il figlio della coppia, scova delle riviste per adulti, e il piacere che le provocano travolge le sue intime e acerbe difese erotiche. Preda di nuove e inesplorate sensazioni, Jasira rivela per il padre del bambino, Mr. Vuoso (Aaron Eckhart), un’ingenua infatuazione, pericolosamente ricambiata. Ispirato dal romanzo di Alicia Erian, Alan Ball, nel suo esordio alla regia, soverchia ancora una volta le immagini patinate dell’american way of life, riversando nel sensibilissimo segmento di confine che percorre l’adolescenza di una tredicenne in fiore, tutte le controversie, le debolezze, le frustrazioni, le oscure ossessioni celate dietro le apparenze ingannatrici del mondo degli adulti. Niente velo per Jasira è una storia di negazioni - che assume la stessa forma di diniego e divieto dei comandamenti cristiani - e di ricerca di affermazioni, di accettazioni, di briciole che possano saziare la fame neonata e vorace (com’è quella infantile prima, e puberale poi) di attenzioni. Il piacere del sesso può essere il surrogato più facilmente accessibile in luogo dell’amore e dell’affetto inespressi, ma è anche il più violento e brutale, pur sempre una concessione irreversibile. In questa valle paludosa di casette a schiera e giardini impeccabili, nei quali azzimare le rose rigogliose della bellezza americana, lo spartiacque risiede nell’incontro con Melina (Toni Collette), l’unica, nel deludente mondo degli adulti, portatrice di affetto e apprensione sinceri, e la sola capace di infondere in Jasira la sicurezza necessaria ad affrontare una nuova e redenta rinascita. Contrariamente alle spietate conformazioni sociali (il razzismo, le deviazioni sessuali, il patriottismo), Alan Ball non sacrifica, nella tessitura del racconto, la delicatezza aurorale dell’adolescenza, e anzi, ne custodisce ogni sperduto effluvio di frivola dolcezza.