In un momento, per il nostro Paese, nel quale il fenomeno dello stalking e la relativa legislazione in materia sono un argomento piuttosto à la page, arriva in Italia questo Obsessed, presentato appunto come "film sullo stalking". È meglio premettere, però, che il fenomeno di “nuovo” ha solo la parola; si tratta, a conti fatti, di quell'insieme di azioni che potremmo assimilare al termine – molto meno esotico, però – di molestie. Non ci sembra difficile quindi riuscire a isolare, nel vasto panorama dei thriller, una cinematografia di riferimento piuttosto nutrita limitata all'argomento, a partire dall'ormai classico Attrazione fatale. Come nel film di Adrian Lyne (uscito più di vent'anni prima del nostro Obsessed) il protagonista (Derek, interpretato da Idris Elba) è un rinomato professionista, lavoratore di successo con una moglie giovane e bella (non sorprende quindi che abbia le fattezze di Beyoncé Knowles, vocalist di successo al primo ruolo drammatico) e figlio a comporre la famiglia ideale. A rischiare di rovinare l'idilliaco quadretto arriva però una stagista (Ali Larter) che, innamoratasi di Derek, inizia a corteggiarlo in modo via via sempre più... molesto, appunto, arrivando anche ad estendere il raggio d'azione alla di lui famiglia. Il film di Steve Shill, quindi, si dimostra come l'ennesima variazione sul tema che Attrazione fatale ha sdoganato ormai da decenni. Con aggravante: laddove il film (comunque sopravvalutato) di Lyne riusciva a non cadere nel tranello dei personaggi monodimensionali e della moralina facile, Obsessed affonda pienamente nello stagno dei cliché. Non c'è spazio per l'ambiguità: da un lato abbiamo la molestatrice, bellezza glaciale e modalità d'azione perlomeno improbabili, dall'altro la famiglia impeccabile e dalla ferrea morale (il marito non cede nemmeno per mezzo secondo alle avances della ragazza, la moglie prima non capisce ma dopo impugnerà la situazione al posto del compagno). Non c'è spazio nemmeno per il torbido, per quell'eros che il film di Lyne – nonostante lo stile ultrapatinato, fra il pubblicitario e il televisivo – spesso suggeriva. Perso tutto ciò, ad Obsessed rimane solo la confezione, sufficientemente dignitosa; ma tutti gli altri coefficienti filmici (fra questi includiamo anche gli attori, ligi alle parti ma penalizzati da una sceneggiatura assente) fanno sembrare questo thriller familiare una produzione più adatta ad una seconda serata televisiva più che al grande schermo.