Il rapporto fra fantasmi e umani, così come quello fra i mondi che li ospitano (terreno-ultraterreno nell'accezione più diffusa), è sempre stato un soggetto tenuto in grande considerazione in ambito cinematografico, tantopiù in area hollywoodiana. In questo caso, la commedia è il genere che più di altri si è dimostrato terreno di conquista, partendo da Frank Capra e Ernst Lubitsch fino ad arrivare ai giorni nostri; in una delle situazioni più tipiche, il fantasma è un personaggio bonaccione, che scende nuovamente nel mondo dei vivi per risolvere delle questioni lasciate in sospeso nella vita terrena. Non di rado succede che i fantasmi coinvolgano altri "vivi" nella loro missione, per essere aiutati ed eventualmente aiutare anch'essi. Questo è proprio ciò che accade in Ghost Town: il fantasma di Frank (Greg Kinnear), che vediamo morire nel prologo, si accorge che Bertram (Ricky Gervais) è in grado di vederlo (a causa di complicazioni in ospedale, ha vissuto un'esperienza di pre-morte) e gli chiede di aiutarlo a far naufragare il tentativo della sua vedova (Tea Leoni) di rifarsi una vita con un nuovo partner. La presenza di un alto tasso di derivatività (piuttosto che i Lubitsch e Capra citati prima, immaginatevi il protagonista di Qualcosa è cambiato che incontra i fantasmi di 4 fantasmi per un sogno) non rende per forza di cose Ghost Town poco interessante; grazie ad una sceneggiatura tutto mestiere e linearità , anzi, il film vive di quell'atmosfera lieve, giocosa e disimpegnata che contraddistingue quel tipo di cinema, cosiddetto estivo, che più ci piace. Ad arricchire il tutto, si aggiunga anche un cast impeccabile, a partire dai vari caratteristi sino ad arrivare al protagonista (Gervais, che sin qui conoscevamo soprattutto per delle piccole parti nei due Una notte al museo), che dà al suo personaggio quella sensibilità e umorismo british che non capita di vedere spesso in film simili.