Judd Apatow, nuovo guru della commedia americana di grana grossa, dopo i successi di 40 anni vergine e Molto incinta, ci riprova con Funny People, riproposizione in salsa diversa della collaudata ricetta delle pellicole sopracitate: ritmo incalzante, tematiche catchy e un umorismo spesso tendente al triviale. Questa volta Apatow ci trascina in quel florido sottobosco che è il mondo del cabaret made in USA, pieno di giovani in perenne competizione per emergere e conquistarsi un posto al sole; un mondo di cui ha fatto parte per parecchio tempo lo stesso regista, che proprio girando tra i vari locali ha conosciuto un giovanissimo Adam Sandler. George Simmons (Sandler) è un comico che ce l’ha fatta: fama, soldi a pioggia, stuoli di fan e donne a volontà. La sua esistenza da star è però funestata quando viene a conoscenza di aver contratto una particolare forma di leucemia che gli lascia poche speranze di vita. A uno spettacolo incontra l’imbranato Ira Wright (Seth Rogen, attore molto apprezzato da Apatow), commesso in un negozio di alimentari che cerca di sfondare nell’olimpo del cabaret assieme ai suoi due coinquilini, Leo (Jonah Hill) e Mark (Jason Schwartzman). Tra Ira e George nasce una collaborazione professionale e un’amicizia che permetterà a quest'ultimo di rendersi conto della vita passata fregandosene di tutto e di tutti, lontano dalla famiglia e dagli affetti, e di un’esistenza protesa solo alla gratificazione personale. Quando George riesce in breve tempo a riallacciare i rapporti con i genitori e la sorella e addirittura a ricontattare l’amore della sua vita, Laura (Leslie Mann), ritrova la ragazza ormai sposatasi e con due figli; la notizia della regressione della malattia gli regala la possibilità di una seconda chance, una nuova possibilità per vivere una vita migliore. Ma sarà in grado di farlo? L’aver girato una commedia di quasi due ore e mezza di buon ritmo (nonostante qualche evidente calo nella seconda parte) è sicuramente una nota di valore: merito di un efficiente mix di attori che si muovono perfettamente a loro agio tra i meccanismi comici, con una segnalazione particolare per Eric Bana, rozzo australiano infatuato del buddismo, dall’accento pesantissimo e dal turpiloquio incontenibile (“I fuckin’ love you!”). Molto interessanti anche i dietro le quinte degli spettacoli di cabaret e i vari “numeri” in presa diretta, così come sono particolarmente intriganti i video (veri) degli esordi di George/Sandler, tra i quali la spassosissima sequenza iniziale con alcuni suoi scherzi telefonici davvero irresistibili. A stuzzicare l’attenzione dello spettatore ci sono poi i numerosissimi camei di personaggi del mondo dello spettacolo (Sarah Silverman, Ray Romano, Carol Leifer) e della musica (RZA, James Taylor ed Eminem). Per il resto, all’immensa letteratura sulla “seconda possibilità”, questo Funny People aggiunge poco o nulla e lo svolgimento della trama è piuttosto telefonato, così come la comicità, prettamente di derivazione sessuale e scatologica; e quando Sandler esce dal seminato cercando di fare il verso al Carrey/Kaufman di Man on the moon, la differenza si vede.