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Dark City

22/08/2009 10:00

Roberto Semprebene

Recensione Film,

Dark City

Diretto da Alex Proyas, Dark City è un thriller fantascientifico con molti rimandi al noir e ai film di Tim Burton: atmosfere cupe, ombre predominanti, toni scu

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Diretto da Alex Proyas, Dark City è un thriller fantascientifico con molti rimandi al noir e ai film di Tim Burton: atmosfere cupe, ombre predominanti, toni scuri sono le caratteristiche principali di questa pellicola.


La trama ci racconta della venuta sulla terra di una razza aliena in via d’estinzione, che decide di usare gli uomini come cavie alla ricerca di una via di salvezza: è l’anima, insieme alla capacità umana di rimanere individui a prescindere dalle variazioni del contesto, quello che attira ed interessa gli alieni, dotati invece di una coscienza collettiva che sembra non riconoscere valore all’individuo. L’utilizzo degli esseri umani avviene all’insaputa degli stessi, grazie alla capacità degli alieni di modificare a piacimento la realtà fisica e di instillare qualsiasi genere di ricordo nelle menti dei cittadini, opportunamente addormentati ogni notte a mezzanotte per poter procedere indisturbati nei propri esperimenti. Ad aiutarli c’è uno scienziato umano (Kiefer Sutherland) che procede alla realizzazione dei distillati di memoria iniettati nei cervelli delle cavie con una siringa. La serie di esperimenti ha però una battuta d’arresto quando John Murdoch (Rufus Sewell) sviluppa la capacità di “accordarsi”, ovvero la peculiarità aliena di modificare a suo piacimento la realtà fisica. Murdoch nella finzione di vita cui gli alieni hanno indotto gli umani, un po’ come accade in Matrix, è un serial killer braccato dal detective Frank Bumstead (William Hurt) e sposato con Emma (Jennifer Connelly). Quanto di questa realtà sia effettivamente tale non è inizialmente definibile, ma col procedere della trama diventerà evidente che al destino di John è legato quello dell’intera città.


Difficile giudicare in maniere univoca Dark City: il film ha alla base dei buoni spunti, una realizzazione estetica efficace e dei meccanismi curati, ma non appassiona. In parte questo è dovuto alla sensazione di déjà vu che il film trasmette, con rimandi evidenti ad altri film (uno per tutti Blade Runner), in parte a dei personaggi che, fatta eccezione per quello interpretato da William Hurt, non ispirano empatia, rendendo difficile immedesimarsi; gli stessi alieni, molto simili esteticamente ai vampiri di Blade, non trasmettono grandi sensazioni rimanendo piuttosto anonimi. La città è invece protagonista efficace ed interessante, sebbene le routine imposte dagli alieni rispetto ai suoi cambiamenti fisici si ripercuotano in una serie di scene standardizzate al punto da risultare noiose. Dark City è un buon esperimento, coerente dal punto di vista della trama e filosoficamente interessante, ma privo di fascino ed emotivamente poco stimolante malgrado i colpi di scena finali.


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