
John Koestler (Nicholas Cage) è un professore di astrofisica del MIT di Boston che, dopo la morte di sua moglie in un incidente, vive con suo figlio Caleb (Chandler Canterbury) nella convinzione che la vita non abbia un senso e che il caso sia il grande regolatore dell’universo. Alla cerimonia per i 50 anni della scuola che frequenta, Caleb riceve un foglio contenente una lunga serie di numeri, scritti 50 anni prima da una bambina che affermava di sentire delle voci bisbigliare incessantemente al proprio orecchio. Casualmente, John scopre che i numeri compongono una sequenza di coordinate spazio temporali che fanno riferimento ad alcuni dei maggiori disastri della storia degli ultimi 50 anni, tre dei quali non si sono ancora verificati… Sulla base di queste premesse Alex Proyas dirige un film dalle molte sfaccettature: in parte thriller, in parte disaster movie, in parte anche horror psicologico, riconducibile sia per l’aspetto formale che per i contenuti a Signs e a E venne il giorno di M. Night Shyamalan, - come anche a The Mothman Prophecies di Mark Pellington. Segnali dal futuro è quindi un film sulla fede e sulla predestinazione, calato in una diegesi da film d’azione che intriga e incuriosisce, tenendo lo spettatore in discreta apprensione e stupendolo con alcune sequenze di buon impatto, valorizzate da effetti speciali forse più grezzi di quanto visto in alte produzioni, ma utilizzati con efficacia e senza eccessi. Il film si sviluppa in modo piuttosto scorrevole, malgrado qualche incongruenza, attraverso tre macrosegmenti: nel primo vediamo il tentativo di John di comprendere la sequenza di numeri, quindi, una volta riuscito ad accettare la straordinarietà della situazione, il suo sforzo di evitare le tragedie incombenti, infine quello di difendere suo figlio dalla comparsa di strani personaggi che appaiono intenzionati a portarlo via da lui, segmento che ci porta alla svolta conclusiva. Gli stati emotivi del personaggio, e del pubblico con lui, subiscono in questa evoluzione continue variazioni, pur permanendo di base l’inquietudine legata alla consapevolezza della propria impotenza di fronte a fenomeni insondabili e incontrollabili dalla volontà umana. Nella selva di produzioni contemporanee che sembrano avere caratteristiche simili, Segnali dal futuro si distingue per l’originalità della sua impostazione: non si cala in un solco chiaramente segnato, cerca piuttosto la propria via nella fusione di stili e dinamiche prese da generi diversi, affrontando temi abusati in modo non convenzionale.