Un'équipe televisiva - piuttosto essenziale: presentatrice (Manuela Velasco) e cameraman (Pablo Rosso) - vuole raccontare una notte in una caserma dei pompieri per conto del programma televisivo "Mentre voi dormite". L'imprevisto accade durante quella che sembra essere una chiamata di routine; il gruppo, in questo modo, si trova isolato in un condominio all'interno del quale uno strano virus pare diffondersi nell'aria, contagiando i vari inquilini. Il pretesto narrativo che permette ai due giovani cineasti ispanici (Jaume Balaguerò, conosciuto dalle nostre parti grazie a film peraltro discutibili come Nameless e Darkness, e Paco Plaza la cui filmografia non è mai arrivata in Italia) di scatenare atmosfere claustrofobiche in salsa handycam è, l'avrete capito, poco più che un pretesto; la vera protagonista del film, presente fin dal titolo, è in realtà la macchina da presa, con tutti i rinvii filosofico-narrativi che andiamo raccontandoci fin dai tempi delle streghe di Blair. Ma anche i difetti: con il frequente sacrificio della progressione drammatica in favore di effettacci e spaventi gratuiti più che evitabili, e con una ripetitività di fondo che i due cercano di evitare ingrovigliando – in modo piuttosto grossolano – gli esili fili della trama. Simpatico e perfino sagace nei primi due terzi di film, quello che era solo un gioco continuo di rimandi e citazioni più o meno scoperte (zombies, bambini terrificanti, possessioni ed esorcismi: un piccolo Bignami dell'horror!) diventa così una componente vera e propria della trama, arrivando a proporre un colpo di scena finale che apre voragini narrative - sfruttabili eventualmente per un sequel - e rischia di invalidare quanto di convincente si era visto nella passata ora.