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G-Force: Superspie in missione

20/09/2009 11:00

Marco Etnasi

Recensione Film,

G-Force: Superspie in missione

Darwin, Blaster e Juarez (con le voci rispettivamente di Sam Rockwell, Tracy Morgan e Penelope Cruz) sono dei porcellini d’india molto speciali...

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Darwin, Blaster e Juarez (con le voci rispettivamente di Sam Rockwell, Tracy Morgan e Penelope Cruz) sono dei porcellini d’india molto speciali. I tre roditori, infatti, insieme a Speckles (Nicolas Cage), una talpa estremamente esperta di computer, e Mooch, una sorta di mosca tutto fare, compongono una squadra di agenti speciali che lavora niente meno che per il Governo degli Stati Uniti d’America. La G-Force, questo il nome scelto dai piccoli roditori, grazie a delle apparecchiature stile CIA, studiate appositamente per i loro piccoli ma atletici corpi, scoprono che dietro il piano di vendita di elettrodomestici su scala mondiale di Leonard Saber (interpretato da uno splendido Bill Nighy) si cela un diabolico intento di conquistare il mondo. Nonostante il tentativo dell’FBI di chiudere il reparto speciale G-Force, i tre porcellini d’india non si danno per vinti e cercano in tutti i modi di fermare Saber e salvare il mondo da una distruzione certa.


Torna la premiata ditta Bruckheimer/Yeatman, già insieme in film memorabili come Armageddon o Con Air, ed in questo frangente lo fanno basando tutta la realizzazione su un eterno, quanto basilare, concetto: l’Evoluzione. Il produttore di Detroit pone l’accento sul duplice significato che assume l’evoluzione nel proprio film, il primo riguarda essenzialmente il contenuto, “è divertente prendere dei film basati su temi familiari e classici, inserire delle modifiche e vedere come evolvono”, sostiene Bruckheimer, quindi cercando di fondere insieme due tipologie di pellicole completamente diverse come quelle basate sugli agenti segreti, e quelle che incentrano la propria storia attorno ad animali parlanti, come la maggior parte delle realizzazioni firmate Disney. La seconda chiave di lettura è strettamente stilistica, essendo il film creato esplicitamente per inserirsi in quella che viene considerata la nuova generazione cinematografica, cioè il 3D. Qui subentra Hoyt Yeatman, all’esordio in cabina di regia e soprattutto specialista degli effetti speciali. Con il nuovo sistema tridimensionale il film si pone prepotentemente come uno degli ingranaggi di un’evoluzione che porterà senza ombra di dubbio il mondo dei ciak ad un livello superiore per quel che concerne la forma, facendo presagire allo spettatore – oltre alla notevole boccata d’aria che la splendida realizzazione tridimensionale porta al cinema mondiale – la possibilità futura di poter immergersi completamente nella storia che sta vedendo.


G-Force è una splendida combinazione di live-action, animazione e digitale in 3D, che fa sicuramente del comparto grafico il suo punto di forza, ma che nello stesso tempo trova nella sua semplicità e linearità una marcia in più per far emozionare ed appassionare gli spettatori. Unico grande limite della produzione Bruckheimer/Yeatman è il target di età, notevolmente più basso rispetto agli storici predecessori targati Disney.


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