Abituati come siamo a film che ci propongono continuamente invasioni ostili di alieni da combattere con ogni mezzo, la semplice intuizione del ribaltamento dei ruoli alla base del film, e l’umano visto come invasore braccato, possono essere accolte come una ventata di novità nel panorama dell’animazione, sebbene lontano dai livelli raggiunti negli anni dalla Pixar. Planet 51 vede dunque l’astronauta Chuck Baker sbarcare su un pianeta che la Nasa ritiene disabitato, salvo scoprire che su di esso esiste una civiltà dagli usi e costumi molto simili a quelli degli Stati Uniti degli anni ‘50. La vita su Planet 51 scorre tranquilla e felice, con un unico terrore ad insidiare la serenità degli abitanti: quello di un’invasione aliena. Mentre l’esercito si mobilita e uno scienziato pazzo si prepara ad analizzare l’alieno, Chuck trova in Lem, un adolescente alle prese con le prime esperienze lavorative e i primi amori, un amico sul quale fare affidamento per recuperare la propria nave spaziale e tornare sulla terra. Planet 51 si presenta come un prodotto di qualità: un comparto estetico di livello e buone scelte in termini di design hanno fatto del pianeta, dei suoi abitanti e della loro tecnologia una realtà allegra, colorata e tondeggiante, in cui ogni cosa è una parodia o una citazione dei grandi miti degli anni ’50, compresi naturalmente i b-movies con protagonisti gli alieni. I temi musicali utilizzati sono tutti azzeccati e giustamente vintage, particolarmente divertente e ironico l’uso della Macarena come “arma diabolica”. La strategia adottata dai realizzatori ricalca quella delle grandi produzioni DreamWorks piuttosto che quelle Pixar: ad una vera originalità è stato infatti preferito l’uso smodato di citazioni e gag che ammiccano ad un universo noto al pubblico e che costituiscono il condimento della trama, con personaggi in ogni caso brillanti, soprattutto in riferimento ai comprimari. Oltre all’egocentrico protagonista umano e al suo impacciato amico alieno infatti, sono particolarmente riusciti i personaggi di Skiff, nerd spaziale e migliore amico di Lem, il “cane” (versione simpatica e giocherellona dell’Alien di cameroniana memoria), e soprattutto il piccolo robot Rover. È infatti quest’ultimo, fra tutti, a fare la parte del leone, ritagliandosi gli spazi più simpatici e dando vita alle situazioni più divertenti, un po’ come avvenuto per Scrat nel contesto de L’Era Glaciale. Nei modi e nei contenuti, Planet 51 si rivela un tipico film d’animazione occidentale, orientato principalmente ad un pubblico giovane, ma capace di divertire anche gli adulti. I temi, trattati con rigorosa ironia, sono quelli più frequenti per questo tipo di produzioni, su tutti spiccano l’accettazione del diverso sulla scia di E.T. - L'extraterrestre, la critica del militarismo e l’aspirazione ad una pace, mai come in questo caso, universale.