È l'inverno del 1999: Camilla (Isabella Ragonese), diciottenne di grandi speranze, lascia la sua città natale per studiare lingue a Venezia, armata di borsa, di qualche libro e della sua ingenuità . Durante il viaggio in traghetto, la giovane conosce Silvestro (Michele Riondino), un ragazzo invadente e difficile da decifrare, anch'egli diciottenne ma completamente indeciso su cosa fare della propria vita. Una volta scesi a Venezia, Silvestro chiede ospitalità per una notte a Camilla: non sanno ancora che, da quel momento in poi, le loro vite saranno unite indissolubilmente. Come in un distorto colpo di fulmine i due, per ben dieci anni, non faranno altro che rincorrersi, mettendo da parte e riscoprendo astio, affetto e maturità . Due facce della stessa medaglia che continuano a gravitare in attesa di fermarsi, il tutto per ben dieci inverni, rigidi e innevati, proprio come i loro cuori che tentano di sciogliersi. Dieci inverni è uno di quei film che danno una piccola speranza sulle sorti del tanto tribolato cinema italiano, costantemente soggetto a critiche. Valerio Mieli, diplomato al CSM di Roma (sotto la cui ala protettiva viene prodotta la pellicola), sviluppa un'idea partorita anni addietro e divenuta poi una sorta di sfida di gruppo per tutti i compagni della scuola: il film, presentato al festival di Venezia, è stato acclamato come un piccolo gioiello in grado di puntare i riflettori sul giovane regista. Dieci inverni racconta l'età di passaggio tra l'adolescenza e la maturità , partendo da quella formale per poi giungere a quella figlia di esperienze tanto variegate da rendere il mondo variopinto, anche nel contesto di un gelido e bianco inverno. Perché la più immediata delle chiavi di lettura è proprio questa: sciogliere il gelo, trovare la forza per affrontarlo e imparare a conviverci. Quella che Mieli racconta attraverso la storia di Silvestro e Camilla è una storia parzialmente autobiografica ed estremamente sentita, con un ritmo che, nella sua lentezza, non risulta mai macchinoso. Un modo intelligente, profondo ed appassionante di impiegare il proprio tempo in una sala cinematografica, a riprova del fatto che, dove ci sono le idee, c'è anche quello che serve a realizzarle.