
Nic Balthazar: un nome da ricordare, per il futuro. Nel 2007, a questo giornalista e scrittore belga viene proposto di realizzare un film tratto dal suo romanzo (e spettacolo teatrale) Nothing was all he said. Con un budget da film indipendente, un cast bravissimo ma privo di star di richiamo, e nessuna esperienza cinematografica (se non quella maturata in qualità di critico giornalistico) Balthazar riesce a vincere ben tre premi al Montreal World Film Festival e Ben X viene proposto come miglior film straniero agli Oscar, pur non riuscendo a entrare in nomination. Nonostante le grandi difficoltà di distribuzione del prodotto (in molti paesi, tra cui l'Italia, il film vede la luce solo adesso, dopo più di due anni e mezzo dall’uscita) le sue potenzialità vengono notate a Hollywood, e già si parla con sicurezza di un remake yankee. Questa è la storia di Ben, il cui il cui nickname sul gioco on line (di genere MMORPG) Archlord è “Ben X”. Un gioco di parole che, doppiamente, indica X come una variabile sconosciuta ma anche come “ben niks” ovvero “sono nessuno”. Un nessuno che però è tra i più forti giocatori del suo server e che ottiene voti altissimi a scuola. Qual è il problema? Ben è autistico, soffre della Sindrome di Asperger: nonostante sia intelligentissimo, ha forti difficoltà a relazionarsi col mondo esterno, che vive e rielabora tramite l'emulazione dei gesti delle persone “normali” filmate con la sua videocamera. Inoltre Ben è costantemente soggetto a perfidi atti di bullismo da parte dei compagni di scuola. Non ha amici, ad eccezione della sua compagna di scorribande on line, Scarlite. Un giorno, Ben decide che “il coraggio è tutto” e vuole mettere in pratica un piano folle; ma Scarlite, inizialmente non prevista nel piano, cambierà il piano stesso e l'intera vita del ragazzo... Ben X è la dimostrazione che con pochi mezzi, ma grande cura, si possono realizzare piccoli capolavori anche nell'era dei film commerciali ad alto budget: in quanto critico cinematografico, Balthazar sa valorizzare a dovere tutti gli elementi in suo possesso, dando vita ad una storia dolorosa e intensa, proposta con un'accattivante visione dicotomica della vita da parte di Ben. Da una parte il mondo “reale”, dall'altra quello video-ludico, dove Ben riesce ad avere controllo, ad essere davvero qualcuno. Il film parla di temi importanti, e lo fa senza retorica ma con acuto spirito critico. Autismo, perdita dei valori nella società, bullismo, conflitti generazionali. Ma soprattutto la fobia del diverso, così come l’amore disinteressato. Seguire Ben nei suoi percorsi mentali diventa quasi affascinante, e sicuramente la pellicola pone interrogativi da non pter sottovalutare. Ben recitato (la giovane Laura Verlinden è deliziosa nella parte di Scarlite) e girato; il film soffre di due soli difetti, in larga parte perdonabili: un ultimo quarto della vicenda un po’ forzato nello svolgimento e un attore protagonista (Greg Timmermans) che, per quanto bravo, dimostra palesemente i dieci anni in più che ha rispetto a quelli del suo personaggio.