
Ken Loach, dopo due film decisamente duri come In questo mondo libero e Il vento che accarezza l’erba, torna sul grande schermo con un’opera dai toni più leggeri: una commedia con elementi di dramma, capace di parlare di amore ed amicizia con semplicità e… un accento francese. Guest star e produttore esecutivo è infatti il campione di calcio Eric Cantona, indimenticata stella del Manchester United, alle prese con un suo omonimo decisamente più sottotono. Eric (Steve Evets) è un postino che vive da trent’anni nel rimorso di aver abbandonato il suo primo e vero amore Lily (Stephanie Bishop), lasciandola con una figlia a carico. E tutto a causa di un attacco di panico. L’uomo vive poi con due figliastri, avuti “a carico” da una sua successiva compagna, andatasene senza preoccuparsi troppo della situazione che lasciava. I due giovani, crescendo, hanno sviluppato un’evidente non curanza nei riguardi del patrigno, ma anche una pericolosa tendenza a mettersi in guai molto più grandi di loro. Il contesto in cui vive Eric non è dunque dei più rosei, solo gli amici e la passione per il calcio sembrano permettergli di tirare avanti, fino a quando, toccato il fondo della propria esistenza, Eric riceve un’inaspettata mano: il suo idolo di sempre Eric Cantona, gli compare accanto e, snocciolando in un simpatico mix di francese e inglese proverbi e perle di saggezza, lo aiuta a ricostruire la sua vita. Il film di Ken Loach è una favola moderna, con un protagonista che per certi versi si potrebbe assimilare al nonnino di UP: un uomo che, giunto ad un’età avanzata, decide di cambiare le carte in tavola e cerca di aggiustare tutte quelle situazioni della sua vita che sembrano ormai irrimediabilmente compromesse. L’alternarsi di momenti divertenti, particolarmente legati alle situazioni che Eric vive con i suoi amici, e i drammi in cui si ritrova nel percorso di miglioramento di se stesso, vengono raccontati con semplicità e realismo misti a svolte quasi surreali; gli inserti di dialogo con Cantona, nei quali spesso ricorrono anche momenti celebrativi della figura dello sportivo - con tanto di replay delle sue migliori azioni -, sono simpatici intermezzi in cui Eric si confronta con il suo idolo, dal quale riceve supporto psicologico e preziosi suggerimenti, oltre ad un continuo sprone all’azione. Il mio amico Eric non avrà forse la profondità di altri film realizzati dal regista britannico, ma è un’ottima commedia, che sa parlare in modo intelligente di temi che spaziano dalla solidarietà all’importanza dei miti, unendo realismo e fantasia in una narrazione estremamente piacevole.