Nel 1943, mentre l’Italia si preparava all’avvento del Neorealismo, Eduardo De Filippo esce nelle sale cinematografiche con una commedia modesta e simpatica dagli echi primo novecenteschi. Ti conosco, mascherina! segna delle tappe importanti nella carriera del regista-attore-commediografo: si tratta infatti del suo secondo film e dell’ultimo girato insieme al fratello Peppino nonché una delle prime pellicole interpretate da un’attrice straniera che dovette essere doppiata. Tratto da un testo di Eduardo Scarpetta, il film si compone di tante trame intrecciate; il filo conduttore è la vicenda di Elisa De Laurenzi (LÃda Baarová), attricetta di scarso talento, ma molto avvenente, protetta da un maggiordomo tuttofare, Carmine (Eduardo De Filippo), che cerca di trovarle un buon partito per avere una sicurezza finanziaria. Di lei si innamorano un barone (Enrico Viarisio), vecchio ma ricco, e Celestino (Peppino De Filippo), un giovane commesso di farmacia. Dopo l’intervento di Carmine presso il proprietario della farmacia, Luigi (Paolo Stoppa), Celestino viene licenziato e minaccia di suicidarsi, quando viene accolto in casa di un dentista, futuro suocero di Luigi. Il film porta in scena un cast di attori eccezionali, riunendo non solo Eduardo e Peppino ma anche Titina De Filippo, figura di comicità istrionica - nei panni della moglie del dentista che ospita Celestino - e Paolo Stoppa, collerico farmacista. Purtroppo il film non vale un cast di tale livello: l’intreccio narrativo appare sempre più macchinoso e lento fino al raggiungimento di un epilogo che risolve gli intrecci in modo debole e poco convincente. Le scene più interessanti della pellicola sono quelle in cui compaiono i tre fratelli: Titina anima le sequenze in casa del dentista nei panni di moglie gelosa e madre scaltra; Peppino calamita su di sé l’attenzione del pubblico a tal punto che la sua vicenda diventa pian piano la trama principale lasciando in ombra il destino della madamigella Elisa. Perfettamente ricalcata sul proprio personaggio è l’interpretazione della Baarová, attrice cecoslovacca che non si distingue per talento, ma riempie la scena con la sua prosperosa bellezza. Pur non essendo un caposaldo del cinema di De Filippo, la pellicola risulta gradevole e godibile, con momenti divertenti e una ricostruzione d’epoca magniloquente e allegra. Una commedia dell’equivoco dove tutti cercano di farsi passare per qualcun altro (preferibilmene più ricco e affermato), per ottenere l’amore o una migliore posizione sociale.