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Astro Boy

17/12/2009 12:00

Stefano Camaioni

Recensione Film, CineComics, Film Animazione,

Astro Boy

Nel 1952, in Giappone, Osamu Tezuka, il padre dell'anime moderno, partorisce uno degli strappi più rivoluzionari della storia dell'animazione mondiale: Astro Bo

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Nel 1952, in Giappone, Osamu Tezuka, il padre dell'anime moderno, partorisce uno degli strappi più rivoluzionari della storia dell'animazione mondiale: Astro Boy. Come un moderno pinocchio, Astro Boy è un giovane robot costruito da uno scienziato che ha voluto dare nuova vita al figlio, venuto a mancare giovanissimo. Dalle sembianze umane, l'androide è dotato di potentissimi poteri che usa per fare del bene nel mondo, combattendo il male ed aiutando i più deboli. Il film racconta, dopo più di mezzo secolo dalla sua nascita, le eroiche gesta del nipponico eroe in chiave Hollywoodiana fin dagli inizi, croce e delizia per i fan dalla sua veste originaria. Dopo aver visto – letteralmente – la luce, il neonato robot sceglie di partire verso lo spazio per testare i propri poteri quando, forte più che mai, è costretto a tornare per salvare i suoi cari dal male che incombe su di loro.


Un remake americano del capolavoro giapponese è un calcio negli stinchi ai fan di tutto il mondo, prescindendo dalla riuscita del film e conservando un po' di scetticismo. Eppure, a discapito di ogni aspettativa negativa, Astro Boy riesce con chiavi di lettura a più strati ad affascinare sia lo spettatore più giovane che quello più maturo, grazie alla sua capacità di affrontare tematiche che, seppur nella loro banalità, sfiorano il cuore. Il piccolo robot conserva tutte le migliori qualità dell'essere umano: è forte, buono, intelligente e circondato da affetto; un involucro sintetico in grado di incarnare il meglio di tutti noi. Con una deliziosa purezza, il film riesce a parlare di uguaglianza, di amicizia e di tematiche ambientaliste senza scadere nel pedante, conquistando anzi l'attenzione e la commozione dei presenti in sala, felici di vedere e riscoprire un eroe che li ha accompagnati per tanti anni. Chiaramente con i suoi alti e bassi, privo della brillantezza e della perizia tecnica tipica dei film di animazione 3D ma a suo modo magico come solo un film che si rivolge (anche) ai bambini sa fare. Un vero peccato per la decisione quantomai scontata e fallimentare di affidare il doppiaggio a personaggi di spettacolo quali Silvio Muccino, Carolina Crescentini e il Trio Medusa: viene da chiedersi se una tanto fastidiosa presenza nei timpani giovi al botteghino quanto i nomi scritti sulla locandina. A parte ciò un buon film di animazione, che magari non passerà alla storia come l'opera ispiratrice ma che di certo saprà accompagnare con piacevolezza una serata dagli echi nostalgici.


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