Nel 1952, in Giappone, Osamu Tezuka, il padre dell'anime moderno, partorisce uno degli strappi più rivoluzionari della storia dell'animazione mondiale: Astro Boy. Come un moderno pinocchio, Astro Boy è un giovane robot costruito da uno scienziato che ha voluto dare nuova vita al figlio, venuto a mancare giovanissimo. Dalle sembianze umane, l'androide è dotato di potentissimi poteri che usa per fare del bene nel mondo, combattendo il male ed aiutando i più deboli. Il film racconta, dopo più di mezzo secolo dalla sua nascita, le eroiche gesta del nipponico eroe in chiave Hollywoodiana fin dagli inizi, croce e delizia per i fan dalla sua veste originaria. Dopo aver visto – letteralmente – la luce, il neonato robot sceglie di partire verso lo spazio per testare i propri poteri quando, forte più che mai, è costretto a tornare per salvare i suoi cari dal male che incombe su di loro.
Un remake americano del capolavoro giapponese è un calcio negli stinchi ai fan di tutto il mondo, prescindendo dalla riuscita del film e conservando un po' di scetticismo. Eppure, a discapito di ogni aspettativa negativa, Astro Boy riesce con chiavi di lettura a più strati ad affascinare sia lo spettatore più giovane che quello più maturo, grazie alla sua capacità di affrontare tematiche che, seppur nella loro banalità , sfiorano il cuore. Il piccolo robot conserva tutte le migliori qualità dell'essere umano: è forte, buono, intelligente e circondato da affetto; un involucro sintetico in grado di incarnare il meglio di tutti noi. Con una deliziosa purezza, il film riesce a parlare di uguaglianza, di amicizia e di tematiche ambientaliste senza scadere nel pedante, conquistando anzi l'attenzione e la commozione dei presenti in sala, felici di vedere e riscoprire un eroe che li ha accompagnati per tanti anni. Chiaramente con i suoi alti e bassi, privo della brillantezza e della perizia tecnica tipica dei film di animazione 3D ma a suo modo magico come solo un film che si rivolge (anche) ai bambini sa fare. Un vero peccato per la decisione quantomai scontata e fallimentare di affidare il doppiaggio a personaggi di spettacolo quali Silvio Muccino, Carolina Crescentini e il Trio Medusa: viene da chiedersi se una tanto fastidiosa presenza nei timpani giovi al botteghino quanto i nomi scritti sulla locandina. A parte ciò un buon film di animazione, che magari non passerà alla storia come l'opera ispiratrice ma che di certo saprà accompagnare con piacevolezza una serata dagli echi nostalgici.