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Pi greco - Il teorema del delirio

12/01/2010 12:00

Stefano Camaioni

Recensione Film,

Pi greco - Il teorema del delirio

Il folgorante esordio di Darren Aronofsky

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Maximilian Cohen (Sean Gullette) è un genio della matematica, una mente così complessa da essere costretto ad assumere costantemente massiccie dosi di psicofarmaci in grado di placare il suo cervello in perenne iperattività. Venuto a contatto con un gruppo di industriali che pretendono il suo aiuto per alcuni investimenti in borsa, si vede braccato da un gruppo di pericolosissimi scagnozzi pronti a tutto pur di raggiungere il proprio obiettivo. Come se non bastasse, membri importanti di un concilio ebraico cercano di avvicinare Max per decodificare la Torah, a detta loro ricca di simbolismi matematici che un genio come lui potrebbe risolvere senza troppi problemi. In realtà si dimostreranno molto meno pacifici di quanto vogliano far credere... Fortemente convinto che l'intera esistenza sia fondata su una serie di leggi aritmetiche, Maximilian vive in conflitto con ogni dimostrazione di umanità da parte delle persone che lo circondano. Ben lontano dall'essere un semplice genio dei numeri, l'uomo scoprirà a breve verità che mai avrebbe osato immaginare.


Primo lungometraggio di Darren Aronofsky girato in bianco e nero (in cui prevale un netto contrasto), Pi Greco – Il teorema del delirio (1998) rientra, in un modo o nell'altro, nel controverso mondo del cinema d'autore postmoderno, impegnato nell'affrontare complesse visioni oniriche e filosofiche all'interno di un contesto così surreale nel suo altrettanto estremo realismo. Il film intende raccontare, in primo luogo, il dramma e l'incomprensibile esistenza di un genio che, tirato fuori dal proprio mondo (il suo ipertecnologico monolocale), soffre la comunicazione con una città che non è in grado di comprendere e che lui stesso intende leggere solo attraverso la matematica. In qualche modo, Maximilian Cohen è un autistico troppo intelligente e allo stesso tempo troppo poco a contatto con la realtà per prevedere le ovvie reazioni che gli uomini possono assumere nei suoi confronti. Difatti, è proprio questa difficoltà alla comprensione che crea il personaggio, l'intreccio e i suoi sviluppi e, contemporaneamente, dà anche un senso/nonsenso alla pellicola: le molteplici chiavi di lettura della scena finale divengono attendibili solo se viste nei panni di un genio folle come Max, come Aronofsky o, magari, come tutti noi. Un film che merita un posto nella videoteca di qualunque appassionato, prescindendo dai gusti estetici e concettuali, poiché Pi Greco è uno dei capostipiti di una corrente cinematografica che sarebbe divenuta pane quotidiano per qualunque cinefilo o cineasta dilettante.


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