
Attesissimo omaggio musicale di Rob Marshall (regista del premio Oscar Chicago) all’indimenticabile 8½ di Fellini, con un cast strepitoso e una lavorazione lenta e meticolosa: le premesse di Nine sono ottime, ma proprio per questo vengono deluse aspramente nel corso della visione, mostrando una struttura esile ed un fragile arrangiamento musicale. Il tentativo di Marshall di presentare, attraverso la sua personalissima visione, l’Italia degli anni Sessanta, cercando di fondere nella messa in scena l’opera omnia felliniana e l’immagine speculare del belpaese filtrata attraverso i film del regista emiliano, fallisce clamorosamente, presentandoci una serie di cliché e di luoghi comuni che dipingono una fastidiosa Italietta da cartolina, che irriterebbe anche chi di spirito patriottico ha ben poco. La trama del film è stata liberamente ripresa dal musical di Broadway ispirato da 8½ e ne segue le linee principali: Guido Contini (Daniel Day Lewis), tormentato regista di fama mondiale (ricalcato sulla figura resa celebre da Mastroianni) fa i conti con un blocco creativo nel bel mezzo della produzione del suo nono lungometraggio, “Italia”. Di fronte alla stasi creativa che tormenta il maestro, si profilano tutti i retroscena della macchina filmica: produttori e aiutanti preoccupati (tra cui spiccano gli italiani Ricky Tognazzi ed Elio Germano), giornalisti indiscreti, attrici bellissime, ma soprattutto, un ampio e provocante universo femminile che attraverserà la mente del regista in cerca di ispirazione. Penelope Cruz, Marion Cotillard, Nicole Kidman, Fergie (la voce femminile dei Black Eyed Peas), Kate Hudson, Judi Dench e Sophia Loren affiancano a turno il bravissimo Day Lewis, regalando delle buone interpretazioni che però non riescono a risollevare le sorti della pellicola. Nine soffre di un drammatico problema di costruzione, non fornendo né una trama convincente, né un giusto amalgama tra le parti musicali e quelle recitate. Proprio le musiche, riadattate sulle note dell’omonimo musical di Broadway e arricchite con un paio di imbarazzanti inediti, primo fra tutti il Cinema Italiano interpretato da Kate Hudson, sono forse l’aspetto più deludente del film, seppur sostenute da piccanti coreografie e monumentali scenografie, la cui qualità è nettamente superiore all’accompagnamento musicale. È certamente innegabile la difficoltà legata alla realizzazione di una pellicola che pretende di dare forma alla crisi interiore del personaggio protagonista attraverso il genere del musical, ma Nine spesso scade in un qualunquismo patinato di tipo hollywoodiano, incapace di coprire con pizzo e lingerie le gravi mancanze dello script.